“ Ma chi sono i giovani vecchi?” Mi chiese preoccupato un
giovane serio. “Sono quelli che si adeguano facilmente ai riti dei più vecchi
senza portare la loro
visione del mondo e le loro speranze”.
I giovani non hanno vissuto le esperienze delle
precedenti generazioni e tendono a distaccarsene, per recidere il cordone
ombelicale con la famiglia, come è naturale che sia. Vogliono scoprire la realtà
con i loro occhi, trovare qualcosa per la quale valga la pena di lottare, senza
i condizionamenti di chi li ha preceduti e la militanza nei partiti di oggi,
avendone viste la delusione delle generazioni precedenti e la lontananza dai problemi dei giovani. Sanno
bene che andare in piazza a gridare “Lavoro, lavoro” non basta per
materializzarlo.
Gli ideali di sinistra per loro sembrano un mix di
retorica e di conquiste in parte già ottenute come il welfare, che aiuta però solo
chi già lavora o è anziano. Nonostante ciò, molti s’impegnano, ma nel
volontariato.
Resta però la necessità di legare questo entusiasmo
nascosto e la “sfrontatezza” della gioventù con l’esperienza di chi ha già
vissuto altre storie per cercare assieme nuove strade su cui trovare un
consenso più ampio. Matteo Renzi aveva
cercato di aumentarlo attorno alle proposte del PD, ma alcuni errori durante il
percorso e le difficoltà oggettive di questo periodo l’hanno limitato. Restano
così legati al PD pensionati e dipendenti pubblici, che sono poco stimolati a
sperimentare su stessi il rinnovamento necessario per creare lavoro, sempre più
diverso dal passato.
La priorità di Renzi ora è la ricerca sia di aggregazione
interna sia di proposte non divisive che possano portare più elettori attorno a
un progetto per le prossime elezioni
nazionali.
In periferia servono però progetti d’interesse locale e
persone credibili in grado di trovare un consenso intergenerazionale, anche in
previsione delle prossime elezioni regionali e locali, forse vicine. Per queste
si potrebbero aprire nuovi scenari per il centrosinistra tanto da prevedere candidature
non di stretta appartenenza al PD.
Serve quindi la capacità di guidare il partito e di
coordinarsi con chi riterrà di far parte di un’alleanza di centrosinistra. I
risultati dell’attuale segreteria regionale sono stati purtroppo molto deludenti e non si vede
come questa possa perseguire questi obiettivi e cambiare rotta dopo le recenti
pesanti sconfitte, senza che sia stato dato da tanto tempo un segnale di aver
compreso il giudizio degli elettori. Non può
essere quindi la guida del PD regionale chi ha perso tutto il possibile, capace
solamente di continuare a portare all’attenzione pubblica vecchie valutazioni e
progetti immodificati, validi per molti aspetti, ma oramai bocciati. Va invece
ricostruito un percorso di proposte assieme a chi intende partecipare, finora
lasciato da parte.
La prossima Assemblea provinciale del PD dovrà portare
indicazioni chiare, pena la perdita di fiducia del nostro elettorato. In questo
senso, è oramai incomprensibile l’ostinazione di questa segreteria regionale a
restare alla guida del Partito Democratico regionale, tanto più che Renzi ha
dato un segnale chiaro: quando si perde nettamente, si danno le dimissioni.
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