sabato 30 marzo 2013

UN PARTITO CON LE SPALLE AL MURO R Weber

Ascolto molti e leggo sul web in questi giorni il coro dei miei amici PDini: gli altri non hanno capito la nostra proposta, mai col PdL (condivido la sofferenza, meno la virginità), Bersani è il migliore, l'unico. Sarà difficile affrontare la difficilissima situazione italiana con questo tifo da curva nord. Una soluzione ci sarebbe: i capi corrente del PD dicano le cose come stanno ai loro militanti.Per cominciare, sottoscrivere l'articolo di Roby Weber, non certo un berlusconiano Così, forse, ce la potremmo fare

ROBERTO WEBER IL PICCOLO 31 MARZO 2013. Trovare una definizione per le mosse del Pd nei giorni che hanno fatto seguito alle elezioni, non è cosa semplice. Dopo aver mancato la vittoria al Senato e aver superato d’un soffio il centrodestra alla Camera, i vertici del Pd hanno ritenuto bene di eleggere uomini “propri” delle due Camere, di puntare con Bersani alla presidenza del Consiglio e, strada facendo, di immaginare che ai vertici della Repubblica dovesse andare una personalità di “altissimo” spessore (ci mancherebbe), ma naturalmente “loro”.La sensazione è che le altre forze politiche (Pdl, Lega, centristi, M5S) li abbiano lasciati sbizzarrirsi in una prima fase, poi abbiano semplicemente detto “basta”, chiudendo a Bersani e preparandosi a incidere pesantemente sull’elezione del Capo dello Stato. Come Prodi nel 2006, il Pd ha sopravvalutato le proprie forze, mostrato una buona dose di arroganza, dato prova di rara insensibilità politica. Ora c’è la resa dei conti. Berlusconi è ben disponibile a una grande coalizione che accolga tutti salvo il M5S e a lasciarla subdolamente guidare a Bersani. Contestualmente - e a ragione - chiede che alla presidenza della Repubblica vada una personalità di “garanzia”. Stessa posizione per il leghista Maroni. Beppe Grillo ribadisce la vocazione autoreferenziale del M5S, disponibile nella fase attuale a votare solo per un governo a guida M5S; quanto al Quirinale, si tiene le mani libere e la disponibilità a votare una personalità vicina alla sensibilità di parte rilevante del Pd. Mario Monti, pensiamo possa propendere per l’ipotesi delineata dal capo del Pdl. E il Pd? Qualunque cosa faccia, in questo momento il Pd rischia di pagare un prezzo pesante. La guida di un “governo” politico che veda al suo interno anche esponenti del Pdl (fino a ieri definiti “impresentabili”) si tradurrebbe in una emorragia di consensi - presumibilmente verso il M5S. Il sostegno a un governo di “scopo” guidato da una personalità estranea al mondo dei partiti che nasca magari con il sostegno esplicito o implicito del M5S, comunque lo delegittimerebbe agli occhi di pezzi estesi di elettori moderati o ex-moderati. La situazione naturalmente è destinata a ripetersi tra brevissimo quando si tratterà di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Quanta parte del Pd è disposta a cercare o ad accogliere i voti che possono venire dai centristi o dal Pdl e dalla Lega, e quanta parte invece preferirebbe le incursioni o la sponda del voto grillino in particolare se ciò significasse sbarrare per sempre la strada a Berlusconi? Giunti a questo punto, qualunque scelta per il Pd comporta un prezzo da pagare in termini di consenso, di immagine e di credibilità. Il guaio sta nel fatto che questo prezzo si trasferisce automaticamente sul Paese in termini di governabilità mancata, di scelte che investono le massime cariche istituzionali dettate da opportunità politiche contingenti, di incentivazione inevitabile delle peggiori pulsioni particolaristiche e antipolitiche degli italiani. E tutto ciò costituisce un elemento di relativa “novità” per la storia della sinistra italiana, che nei momenti cruciali aveva sempre saputo privilegiare gli interessi nazionali. Ci sembra che questa volta non sia stato così, quasi che fosse più importante garantire la sopravvivenza di un gruppo dirigente, piuttosto che dichiarare la propria “inadeguatezza” e aprire subito la strada al “nuovo”. Gli italiani perdonano tutto, salvo la sconfitta, e a uscire sconfitto oggi è il Pd.

venerdì 29 marzo 2013

I puri poco duri della sinistra soft

Un governo subito con chi voglia seguire le indicazioni del Capo dello Stato. Basta con questi virginali rifiuti suicidi. 

Penso a un governo del Presidente, con personalità esterne ma anche del Parlamento, non 

tecnici puri, con appoggio esterno del Pd e del PdL o altra formula che gli consenta di 

affrontare le priorità: Lavoro, economia, legge elettorale, moralizzazione della politica (via 

tutti i privilegi). Non certo un governo PD PdL.

giovedì 28 marzo 2013

I bersaniani alle primarie e ora

quelli che non volevano i voti dei moderati alle primarie e adesso sbavano per fare un governo con la Lega Nord...(T.Martinetti)

lunedì 25 marzo 2013

La conversione elettorale

Ospedalieri in "festa" per la conversione del Cittadino per il Presidente Bonivento dopo la sua deludente candidatura nel centrodestra nelle precedenti comunali. Gareggerà per i il centrosinistra alle prossime regionali.

domenica 24 marzo 2013

Fassina il nostalgico


Per Fassina &co qualunque dissenso o proposta alternativa significa tradimento. Nel vecchio, ma proprio vecchio PCI era così. Io spero che Bersani porti a buon fine il suo difficilissimo tentativo. Pur conscio che questo PdL fa un pessimo servizio all'Italia e anche a quanti si riconoscono in una destra non populista, bisogna però prendere in considerazione che se vogliamo fare delle riforme essenziali, tipo la legge elettorale ed eleggere un capo dello Stato di garanzia, un qualche minimo accordo con il PdL, forse, sarà necessario. Discutere di ciò è democrazia e voglia di far vivere il PD che non sia autolesionista


sabato 23 marzo 2013

Le tecniche di Casaleggio e il riformismo dall'alto: chi vincerà?

Queste due frasi potrebbero essere la sintesi del lungo articolo, che chiunque crede che l'elezione di Boldrini e Grasso rappresenti il necessario cambiamento del PD e la contromossa vincente di Bersani dovrebbe leggere. Ma può anche evitarlo se vuole credere che i tacchini sul tetto portino giaguari nel fagottino.
"Casaleggio...per semplicità di realizzazione  e furbizia sembra Hitler che passa dal Belgio mentre i francesi ( il Pd) lo aspettano sulla linea Maginot.
Condividiamo tutto quello che sembra rappresentativo del profondo. Ecco perché nessuno condivide mai i video di Bersani."

venerdì 22 marzo 2013

Rotellismo

Il rotellismo sta alla sanità come il marxismo al capitalismo. Infatti da tempo penso al moto "Salviamo il progetto Rotelli dal rotellismo".

giovedì 21 marzo 2013

L'unico antidoto è la buona politica

Così, giusto per chiarire qualche ragionamento superficiale
L’UNICO VERO ANTIDOTO È LA BUONA POLITICA. Il Piccolo 21.3.2013



di DINO AMENDUNI Dopo mesi di tentativi andati a vuoto, il centrosinistra ha creato i primi imbarazzi al Movimento 5 Stelle e questo è accaduto non a causa di scelte comunicative efficaci ma esclusivamente grazie alla buona politica e a una sorta di effetto virtuoso Boldrini-Grasso. Prima di sabato scorso gli argomenti anti-Grillo non avevano funzionato perché i difetti addebitati al Movimento 5 Stelle sono presenti, da tempo, nelle forze politiche tradizionali. Qualche esempio: 1. Nel Movimento non c’è democrazia interna. Difficile ricordarsi episodi in cui Forza Italia e il Pdl (cioè Berlusconi) hanno preso decisioni in modo collegiale. È altrettanto difficile considerare alcune scelte del centrosinistra (ultima: i famosi candidati “paracadutati” dopo le Primarie per il Parlamento) coerenti con il concetto di democrazia interna. 2. I candidati al Parlamento del M5S sono inesperti. Vero, succede nel M5S come è successo tante altre volte nelle ultime elezioni (2006-2008-2013) col Porcellum. Parlamentari senza né voti né talento sono stati eletti al primo mandato e in alcuni casi persino al secondo. 3. Grillo attacca l’articolo 67 della Costituzione e non lascia i grillini liberi di votare autonomamente. Ricordate molte circostanze in cui i parlamentari all’interno dello stesso gruppo parlamentare, nel recente passato, abbiano votato secondo coscienza e non secondo le indicazioni del capogruppo? (Ruby nipote di Mubarak valga come esempio generale). 4. I parlamentari del Movimento 5 Stelle sono irresponsabili perché non fanno accordi per il bene del Paese. Chissà quanti governi, quante giunte, quante maggioranze sono crollate (contro la volontà degli elettori) per beghe di partito, ricatti incrociati, correnti, interessi personali e comunque per nulla che avesse a che fare con il buon governo (e aggiungo: è difficile allearsi con forze politiche negli anni ti hanno prima ignorato, poi deriso, poi talvolta insultato). 5. Grillo non consulta la base per le decisioni riguardanti le alleanze. Sostituite “Grillo” con un qualsiasi altro nome di un leader politico nazionale degli ultimi anni: il risultato non sarà poi cos?ì differente. 6. Se Grillo ci riporta a votare presto, perderemo 390 milioni di euro per organizzare nuove elezioni. Vero anche questo. Ma ci siamo dimenticati di tutti gli election day boicottati in questi anni per mere ragioni di opportunità politica? Utilizzare questi argomenti è stato e sarà inutile. È bastato indicare due nomi di alto profilo istituzionale come Laura Boldrini e Piero Grasso, due nomi nuovi alla politica ma non per questo inesperti, portatori di chiari riferimenti simbolici in discontinuit. con i loro predecessori Fini e Schifani, per creare imbarazzo al Movimento 5 Stelle, soprattutto al Senato dove i grillini erano decisivi. Sono bastate due frasi di Boldrini e Grasso («ci riduciamo lo stipendio del 30%» e «faremo lavorare i parlamentari dal lunedì? al venerdì, il doppio delle ore, ci sembra il minimo») per far saltare il coperchio in un istante su ciò che non è stato fatto nel precedente Parlamento (a maggioranza di centrodestra). Tutto questo offre tre insegnamenti al mondo politico “tradizionale”. 1: il Movimento 5 Stelle è una forza politica e va contrastata politicamente, inutile fissarsi troppo con la comunicazione. 2: i grillini sono il sintomo, non la malattia. Il loro consenso diminuisce al miglioramento dei processi democratici delle forze politiche tradizionali. 3: il Movimento 5 Stelle è una variabile dipendente della politica italiana, perciò Pd e Pdl dovrebbero guardare a casa propria e spingere su un rinnovamento radicale, più che concentrarsi sui difetti del M5S. di Dino Amenduni

mercoledì 20 marzo 2013

Il Politichese di Bersani

Su Sky dove nei talkshow si ragiona, senza urlare, senza la piazzze e senza la ggente indignata a comando: “ M5S è un movimento che si parlamenterizza, non resta nelle piazze” C’è speranza. 
“I tagli degli stipendi sono retorici; la notizia vera è che il parlamento lavorerà da lunedì a venerdì” . Grillo a Boldrini e a Grasso ): “Chiedete ai parlamentari il dimezzamento dello stipendio!”. Altro che il 30%, sempre dietro a Grillo. 
“Bersani ha problemi di linguaggio. Deve rivolgersi non ai partiti in politichese, ma agli italiani, in modo chiaro e spiegare ciò che intende fare. Altrimenti perderà”. Quello di Bersani temo non sia politichese, quanto una caratteristica personale.

Nuovi sondaggi, vecchi gattopardi

E' solo un sondaggio, ma comunque mi  dà l'idea che al PD più di qualcuno sta pensando alla contromossa.  Non più ghepardi o tacchini sul tetto, ma gattopardi.
"Tutto cambia affinché nulla cambi" (Don Fabrizio, il principe di Salina, al cavaliere Chevalley sceso in Sicilia per cercare la classe dirigente del nuovo Regno d'Italia. Il gattopardo.).

sabato 16 marzo 2013

Io sono solo un cameriere, nessuno mi ascolta

G: “Io sono solo un cameriere, nessuno mi ascolta”. Poi mi spiega chiaramente la delusione per il comportamento del suo partito, il PD, e perché ha votato Grillo. Noi abbiamo bisogno di gente come G, non solo per recuperare voti, ma per recuperare il senso della comunità. C’è ancora un posto per lui nella lista del PD?

lunedì 11 marzo 2013

Il web di Grillo e i circoli del PD


Dopo l’incontro  Km + idee. Cosolini forse si è “inombrato” perché ho osservato che eravamo in una sale elegante. Non era una critica alla sua iniziativa, anzi. Questi incontri avvengono sempre in sale eleganti, costose, in centro città, probabilmente per arrivarci comodamente. Questo pone dei problemi: molti partecipanti non amano sale sobrie, periferiche ma non intendono partecipare alle spese, preferiscono il finanziamento pubblico ai partiti. Mi da l’idea che sia più una taccagneria che una scelta di democrazia.
Poi con alcuni amici. “Grillo non ha vinto perché ha saputo usare il web, ma per aver saputo intercettare il malessere generale”. Vero solo in parte. E’ partito col web  perché poco costoso e più semplice per raggiungere in tempi rapidi una quantità enorme di persone. Questo ha anche consentito a molti “timidi” di intervenire nel dibattito anche senza “preparazione” politica , coperti dall’anonimato della rete e di usare la rabbia come approccio politico. Ciò è molto difficile quando si tratta di sale con molti presenti, in cui prevale in molti la difficoltà di parlare in pubblico o la tendenza a fare interventi alla ricerca dell’applauso facile, ma poco al ragionamento compiuto. Qua dovrebbe entrare in gioco il ruolo dei circoli del PD, eredi delle sezioni del PCI e della DC, veri orecchi degli umori (le emozioni) del popolo. Tutto veniva discusso nel circolo, poi riportato ai vertici e rielaborato.. Ora i circoli si sono rinchiusi su se stessi e si sono resi necessari i sondaggi,  che sono scientificamente più corretti, ma portano numeri, non emozioni che sono spesso alla base del voto.  Da non sottovalutare poi l’effetto ospitalità del sito web di Grillo e dei meetup, dove non si cerca di convincere quanto di accogliere chi è curioso o deluso e si avvicina per capire.
Appoggi quindi il M5S? No, ho ben presenti i limiti del grilliamo, che preferisco analizzare prima di demonizzare.

domenica 10 marzo 2013

La "ditta" di alcuni PD

Indagati tre PD + un ex (Moretton , capogruppo che doveva vigilare, o no?) per peculato rispetto all’uso dei fondi pubblici ai partiti in Regione. Lupieri che rinuncia alla candidatura. Vogliamo fare qualche riflessione su questo PD in vista delle elezioni regionali? Qualcuno ha qualche responsabilità politica o no? Cosa è il PD, una ditta personale o un partito che rappresenta tanti cittadini, con i loro sogni e speranze? Tutti ingenui?

"Ghe le go cantade!" Ma a chi? Ma va là!"

Quello che ho detto, più o meno, all'incontro opportunamente organizzato dal papà della città, Roberto Cosolini  

  Sono imbarazzato per questo intervento: sala elegante, poco adatta per ragionamenti compiuti; 5 minuti sono pochi per  soddisfare le aspettative di chi cerca la figura salvifica,sperando di non coinvolgersi troppo, di continuare a delegare; sono consigliere comunale del PD, quindi dovrei intervenire all’interno del partito e questo incontro è dedicato ai non iscritti. Ma il PD deve aprirsi.
C'è uno smarrimento diffuso (come mai abbiamo perso noi che abbiamo capito tutto? mancanza di riferimenti certi e di adeguate alternative; sembra si voglia continuare come nulla sia successo) . Bersani va supportato, senza inutili polemiche. Ma a livello locale, noi abbiamo trra poco più di un mese le elezioni. regionali. E non dobbiamo evitare una discussione che ci porti a rappresentare al meglio tanti elettori. Le notizie sulla scandalosa gestione dei fondi dei gruppi regionali, anche del PD non ci aiuta a darci l’immagine di un partito attento al rapporto con l’elettorato, alla sobrietà e all’etica. Nessuno vedeva quello che succedeva?
·        Quale aspettativa: un governo che affronti i problemi del paese, un partito che non ci/si prenda in giro sostenendo di aver vinto e che ci rappresenti senza aggiustamenti di facciata
·         Da dove ripartire? 1) Da un ritrovato senso per la politica, che sia più strumento pergovernare che strada per arrivare al potere) 2) e  da Cosa sia sn e dx . Non bene e male, ma 2 modi di aggregazione, io sinistra. Non quella del Riformismo dall’alto, che  ci ha rovinato: Noi sappiamo cosa è bene per voi, voi ci votate, ci lasciate lavorare e dopo casomai ne riparleremo.
Capire cosa  ci serve,
1.      Un progetto politico chiaro e condivisibile, una sinistra del 2013, quando la vera sfida è tra democrazia e capitalismo
2.      Credibilità, fiducia reciproca e senso di comunità. Fiducia ? nella politica, nei partiti, nei politici (anche tanti della società civile) che devono rinunciare ai loro privilegi   
3.      dove abbiamo sbagliato?
4.      cosa ci unisce? Siamo un mix di militanti  in pensione di una sinistra del 900 e persone che sentono la necessità di aggregarsi per affrontare in problemi in base a valori comuni, tipo eguaglianza, solidarietà l’idea di un mercato con regole, ambientalismo. Non basta . Corriamo il rischio di chiuderci in un recinto se non impariamo a confrontarci con gli altri.
5.      Capire cosa significa ascoltare http://aureomuzzi.blogspot.it/2013/03/ascoltare-parlare-girare.html
6.      solo dopo le proposte, che senza credibilità  e fiducia verso i partiti ( mi riferisco però in particolare al mio partito, il PD) servono a poco. .
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Quindi, chi può farlo?    Non certo i partiti da soli

1.      Penso a chi dice che nons e la sente di parlare in pubblico, in sale come questa, ma ha idee  più sensate di tanti big
2.      Penso a chi s a leggere il presente e pensare al futuro, chi ha capacità di vision:.
         i dirigenti di questa città che guardano con sufficienza chi fa politica .Si facciano avanti.
         Poi gli intellettuali che di mestiere interpretano il presente e ci proiettano nel futuro. Si facciano avanti, non pensino solo alle loro pubblicazioni e ai congressi
     Partecipino a  questa fase di ricostruzione di una comunità, restituiscano alla società almeno un poco di quanto hanno ricevuto.Non dobbiamo aver paura di perdere qualcosa di noi, perché ci perderemo tutti.

Facciamo dei gruppi, monotematici, tecnici o politici. Qualche esempio, non esaustivo:
1.      Ruolo della politica, dei partiti;  la sinistra del 2013 ( non andiamo avanti a testa bassa  senza aver chiara la nostra identità!)
2.      lavoro, come ridistribuire il benessere, regole del lavoro
3.      welfare, che non sia di peso ai giovani
4.      ruolo dei giovani, non solo in vetrina, in fila dietro ai vecchi, ma voglia di osare
5.      ambiente
6.      cultura e città, solo mostre?
7.      Pubblica amministrazione, un peso o una risorsa?
Giro di email, Cosolini crea i gruppi e buon lavoro















giovedì 7 marzo 2013

Il politico ascoltatore

Sento sempre più buoni propositi “Dobbiamo ascoltare, parlare con la gente, tornare nelle piazze”. Tutto ciò assume vari significati: si deve accettare i loro suggerimenti, bisogna essere più empatici (anche se le parole entrano da un’orecchio ed escono dall'altro), spiegare il proprio progetto e fare opera di convincimento.  Quasi una deresponsabilizzazione, pur di evitare un'altra “lezione” elettorale. Dopo i "volantinari", gli arringatori, le belle presenze, arriva una nuova figura politica: l'ascoltatore. Temo che manchi troppo spesso l’aspetto più importante: percepire gli umori, ascoltare le critiche senza demonizzarle, le proposte senza deriderle e poi tradurre tutto in una proposta e in un progetto politico condivisibile.(Ma la politica è anche un mestiere con regole precise: l’attitudine all’ascolto, la conoscenza della materia trattata e delle procedure legislative, la capacità di giungere a una sintesi che in democrazia è quasi sempre un compromesso tra diversi egoismi, come ben sa chiunque abbia frequentato un’assemblea di condominio -Gramellini La Stampa)

mercoledì 6 marzo 2013

L'associazione reduci renziani


L’associazione reduci renziani del Friuli Venezia Giulia (ARR FVG) si propone di offrire un sostegno psicologico a tutti i cittadini che hanno sostenuto Matteo Renzi alle primarie del novembre scorso e ora sono in uno stato di viva preoccupazione. Infatti si profilano all'orizzonte altre figure pronte a rivendicare il "renzismo” come medicina per il PD, soprattutto ora che viene giustamente rivalutato il progetto di Matteo Renzi. Si sta avviando quel fenomeno tanto italiano della trasmigrazione, magari con rivendicazioni di maggiori riconoscimenti per la capacità di traghettare altri sodali dall'altra parte.
I renziani hanno ritenuto che solamente un cambiamento del concetto di partito come originariamente proposto avrebbe consentito al Partito Democratico di ottenere quella fiducia da parte dei cittadini per essere maggioranza in Italia ed avviare così le riforme indispensabili. Sarà difficile che lo spirito originale venga interpretato da altri, fieri  avversari pochi mesi fa.
La sede dell’associazione per ora è nella piazza, dove non ci sono poltrone ma solo panchine.

domenica 3 marzo 2013

Da dove ripartire


Vi racconto cosa ho detto oggi all’incontro della direzione del PD triestino “ Bersani ha un compito e un ruolo difficilissimo. In queste condizioni, va sostenuto. Noi ora dobbiamo guardare alle regionali FVG. Più che pensare a programmi, manifesti murali e idee nuove, dobbiamo recuperare la fiducia perduta dei nostri elettori, senza la quale tutto il resto non conta. Si parta dall’eliminazione dei privilegi dei politici, tema che abbiamo regalato a Grillo, sottovalutandone il significato. Ci riapproprieremmo semplicemente di un nostro tema e non sarebbe una rincorsa a Grillo”. 

venerdì 1 marzo 2013

Lettera aperta al Partito Democratico del Friuli Venezia Giulia


Questo è uno dei momenti più difficili per la Repubblica Italiana da molti anni a questa parte.
Alla crisi economica, che rivela la debolezza di un sistema finanziario senza adeguati controlli, si è aggiunta l’incapacità dei partiti a dare le giuste risposte ai problemi del Paese.
Molti elettori hanno perso la fiducia nei loro rappresentanti. Senza di questa non è possibile avviare il necessario processo di riforme nel Paese.
Solamente la certezza di essere un gruppo che s’impegna con pari dignità e comuni obiettivi può farci uscire da questo pantano. La diffusa convinzione che la militanza politica sia solo uno strumento per migliorare la propria condizione economica e non un servizio reso alla collettività, riduce la credibilità di chi ci rappresenta, tanto da impedire ogni processo di riforma. Solamente un reale cambiamento ci può far ritrovare la fiducia perduta, a partire dal riconoscimento degli errori commessi in questa campagna elettorale e non solo. Sembra che nessuno abbia sbagliato niente e che la sconfitta sia responsabilità degli elettori che non hanno “capito come votare bene”. L’unico segnale sinora è quello delle dimissioni di tre giovani componenti della segreteria provinciale di Trieste e a seguire del resto della segreteria.
Non chiediamo di avviare una caccia al “colpevole-responsabile”, ma sottolineare che la società civile con queste elezioni chiede alla “politica” più coraggio nelle scelte ed un cambiamento radicale nel costruire un “ceto dirigente”.
Qualche segnale, però, deve arrivare quanto prima, anche se non necessariamente  solo attraverso le dimissioni. Ci riferiamo alle liste dei candidati regionali e ai privilegi della politica.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ricordiamo che ci aspettano ancora elezioni importanti come quelle della nostra regione. Il segnale di rinnovamento rispetto alla vecchia politica deve partire dalla composizione delle liste dei candidati, come richiesto dal momento politico attuale dopo la “lezione” elettorale.  In questo senso, non riteniamo che la lista votata dalla Direzione Provinciale di Trieste sia un adeguato punto di riferimento per gli elettori del Partito Democratico, pur essendo composta da degne persone.
Per il secondo, non possiamo presentarci agli elettori mantenendo quei privilegi tipici della politica che sono considerati uno schiaffo morale per tutti i cittadini che subiscono gli effetti di questa crisi economica.
Chiediamo pertanto ai candidati del Partito Democratico un primo esplicito impegno per le prossime elezioni con l’adesione scritta a quanto segue:
“Entro i primi 100 giorni della legislatura regionale, m’impegno a fare approvare dal Consiglio Regionale una legge in cui ci siano:
1) la rinuncia al vitalizio (una ingiustificata pensione aggiuntiva di 600 € netti al mese al compimento dei 61 anni nel caso di due o più legislature) e la rinuncia ai rimborsi superiori a quelli previsti dalla normativa vigente per un normale lavoratore
2.              la rinuncia ai contributi per i gruppi consiliari
3.                la rinuncia alla somma di retribuzioni; è possibile mantenere la precedente attività, in determinati casi, ma i redditi derivanti non si possono cumulare
4.                la semplificazione dell’apparato regionale con eliminazione di enti il cui fine è provvedere un reddito a coloro che sono stati esclusi dalle varie cariche pubbliche
5.                nuove regole trasparenti per i finanziamenti ad associazioni varie, in modo da evitare favoritismi.”
Ognuno di noi trarrà le sue conclusioni in sede di votazione in rapporto alla risposta che sarà data a queste sollecitazioni.

Aureo Muzzi Gianna Cornelio Andrea Brunetta Loredana Lepore  a nome di         

Cara Democrazia. Libera associazione culturale e politica triestina   Trieste 28.2.2013

Email carademocrazia.virgola@gmail.com