martedì 28 gennaio 2014

Il Nuovismo nella comunicazione e nel decisionismo

La vittoria di Matteo Renzi è arrivata nel momento in cui non se ne poteva più di indecisioni e discussioni prolisse

e inconcludenti. Ora va il decisionismo e la battuta giusta che sintetizza un pensiero veloce. Nulla vieta però una bella discussione politica, che è bidirezionale. Serve ai vertici per spiegare le decisioni e ricevere i feedback. Alla base per farsi sentire e per portare le impressioni e gli umori della “gente”. Se funziona, è meglio dei sondaggi. Vedrò domani era se è proprio così: incontro al circolo PD per discutere del rapporto tra questo e gli eletti. Peccato che non abbiamo discusso ancora della vittoria di Renzi (la fine del postPCI o l’inizio di un partito liberalsociale?), della nuova legge elettorale, del percorso per il nuovo segretario regionale e della crisi del lavoro, in particolare di quella locale e regionale. …” perché la spregiudicatezza di Electrolux ha dato uno sonoro schiaffo all’intero “Sistema Italia”, considerato scarsamente competitivo. Beh, per la verità, in questo gli svedesi hanno ragione. Bisogna metterci mano con un piano di riforme, senza aspettare tempi eterni.(Giuseppe Ragogna il Messaggero veneto)”.  http://www.antrodiulisse.eu/sussurri-nell-antro/la-mente-e-lo-spirito/politica-e-ideologia/365-il-decisionismo-di-karl-schmitt

domenica 12 gennaio 2014

Anche “lanciare un sasso” può aiutare la sanità triestina se...

Paolo Esopi ha "lanciato il sasso", confrontando i dati dell'attività del suo reparto di ortopedia di Dolo con quelli di
Trieste. Un'anomalia. I dati clinici e organizzativi come questi, si discutono nelle sedi e nei modi opportuni, perché devono essere confrontate situazioni simili e, se ciò non è possibile, vanno presi con estrema cautela. Infatti, il rischio che siano attribuiti meriti e demeriti non corretti è forte, perché questi dipendono da variabili, anche storiche, che devono essere ben evidenziate e spesso possono essere troppo confondenti. S’interviene così sulla componente fortemente emotiva e irrazionale del rapporto che abbiamo con la nostra salute, che ci priva della giusta lucidità per interpretare correttamente i fatti. Questi, in medicina, non sono spesso riconducibili a fattori scientifici certi, in quanto non è prevedibile l’esito, come in altre scienze esatte. Diventa così fondamentale il rapporto di fiducia tra medico (e anche tra struttura sanitaria) e paziente, che va tutelato da ambo le parti.

Seppur anomalo, posso pensare che questo sia un atto di amore per la propria professione e per la propria città, anche se chi si sente ingiustamente mal giudicato, lo può interpretare in modo diverso.
Paolo Esopi porta all'attenzione la necessità di trasparenza che non significa possibilità di curiosare per trovare un eventuale colpevole, ma una maggiore attenzione per evitare disorganizzazione e menefreghismo, perché, in questi casi, sarebbe difficile sfuggire a eventuali condanne o richiami se tutto avviene in sintonia tra clinici e pazienti.

L’attuale momento di crisi economica impone delle scelte in campo sanitario che pesano su Trieste, in quanto è prevista una riduzione del 6% del finanziamento delle tre strutture sanitarie triestine. Può essere, però, un'occasione per ricordare le potenzialità di Trieste, sviluppare una ancor più forte azienda ospedaliero universitaria, centro di attrazione anche dall’estero e un’altrettanta forte azienda sanitaria, che diventi laboratorio dell’anziano, sede d’innovazione e ricerca per una società di anziani, laddove Trieste si trova in una situazione “privilegiata”, vista l’alta presenza di questi.
Sarà cosi possibile sviluppare da un lato interventi assistenziali e sanitari per anziani e dall’altro creare le condizioni per mantenerli sempre più possibile attivi (nel mondo del lavoro, del volontariato e delle attività sociali e turistiche). Ci può essere così un’occasione di lavoro per assistenti alla persona, programmatori, architetti, ingegneri, sociologi che possono prospettare una città e una vita a misura di anziano sia attivo sia fragile.

A tal fine è necessario non perdere quest’occasione, nella quale la scarsità di risorse impone l’eliminazione del superfluo e dello spreco, per utilizzare solo ciò che migliora la qualità della vita. I risparmi così ottenuti vanno investiti nello sviluppo sociale ed economico, anche della sanità stessa. Dobbiamo aiutare le istituzioni della nostra città, come le nostre strutture sanitarie. Lo faremo se si metterà al centro del sistema il paziente e non le baronie, se saranno coinvolte le figure culturali e professionali della città, se vi sarà una reale collaborazione tra le tre strutture sanitarie triestina, in particolare tra AOUTS e ASS1, un rispettoso ruolo guida della Regione e se gli interventi avverranno in base alle migliori evidenze scientifiche, senza pittoresche confusioni di ruoli o fantasiose interpretazioni di queste.

È ovvio che comportamenti caratterizzati da opportunismo e fastidio per innovatori e volenterosi, che toccano l’indifferente egoismo dei tanti, potranno bloccare tutto. Se non s’interviene subito e con efficacia, in modo tale che il lavoro comune dei clinici, dei tecnici e dei dirigenti renda possibile l’autogoverno del miglioramento continuo, Trieste sarà penalizzata e daremo occasioni a chi è ora sfiduciato di trovare altre vie rispetto a quella della rassegnazione.
Aureo Muzzi consigliere comunale del PD