lunedì 24 settembre 2012

Tra Bersani e Renzi mettiamo la buona nuova politica

La crisi finanziaria, la globalizzazione, le migrazioni internazionali (torniamo anche noi ad essere emigranti), le guerre (non solo tra Stati o al loro interni, ma con aumento del terrorismo), la finanza che emargina la politica degli Stati sono elementi nuovi a cui la politica classica stenta a dare risposte adeguate.
Molti del centrosinistra si illudono che continuare a proporre il welfare socialdemocratico all’italiana sia sufficiente per ottenere il consenso necessario per fare le riforme, mantenendo sempre quell’approccio che è valido solamente per i vecchi problemi dell’Italia.
La candidatura di Renzi può esser vista come un tentativo di affrontare i nuovi problemi con risposte nuove.
  Infatti, sta trovando una collocazione centrale nella scena politica italiana, dimostrando grande capacità di comunicazione, a partire dall’analisi costituita da una sola parola, “Rottamiamoli!”.
È riuscito così a superare tanti politici emergenti, individuando una delle cause dei mali dell’Italia, l’inamovibilità della classe dirigente e quindi l’invecchiamento delle proposte. Non parla di alleanze con altri partiti, che significherebbe trovare solo resistenze, ma si rivolge agli italiani, senza creare quelle divisioni tra  <br>  buoni e cattivi, tra preparati e ignoranti, tra cosiddetti ladri e onesti, che hanno creato barriere invalicabili.
 Parte dall’inizio di un racconto politico, da parole d’ordine,  come futuro, Europa, merito, che non fanno necessariamente parte della storia della sinistra, con cui  però possono coesistere.
Certo, non è ancora chiaro tutto il suo progetto, che probabilmente presenterà un po’ alla volta, per richiamare più attenzione. Pur ritenendo ancora insufficiente quanto presentato per garantirgli la leadership del centrosinistra, ritengo che sarebbe un errore sottovalutare la sua candidatura alle primarie del centrosinistra, giudicandolo solamente interessato al potere e ancora inesperto per guidare l’Italia.
 Si tratta invece di un’occasione per il Partito Democratico e tutto il centrosinistra per rivedere errori tattici e strategici e presentare quanto prima un progetto che comprenda proposte per i problemi italiani, che sappiano toccare cuore e cervello dei cittadini.
       Se così non fosse, la scelta sarà tra la staticità attuale (importante, ma non più sufficiente) e la speranza per il futuro, che alle elezioni ha sempre più possibilità di vincere. Forse poco per governare, ma abbastanza per obbligare altri a rivedere i loro programmi, così da dare forma a un progetto che possa dare risposte ai problemi.