sabato 13 agosto 2016

Collaborazione e non contrapposizione tra medico e paziente

Finalmente qualcuno parla apertamente della vera base di un pensiero giacobino diffuso tra alcuni che si occupano di sanità: il nemico del paziente è il medico e quindi va sconfitto, come più o meno sostiene Pier Aldo Rovatti nel suo articolo pubblicato sul Piccolo il 12 agosto. Concordo che un malato richieda un'attenzione speciale anche se l'umanizzazione del rapporto medico-paziente dipende da tanti fattori, tra cui la pressione esercitata dal sistema sui professionisti della sanità che sembrano talora un limone da spremere. Questi non sempre hanno la giusta serenità per dare quell'attenzione speciale che spesso il paziente non ottiene come vorrebbe, tanto da trovarla comunque inadeguata.

Penso che taluni medici possono creare direttamente ostacoli al miglior funzionamento della sanità per interesse privato (legittimo o meno) o indirettamente per vari motivi. Questi possono essere le scarse conoscenze scientifiche (ci sono “solamente” 10.000 riviste mediche mensili da leggere ogni mese per essere aggiornati al 100%), le delusioni per non riuscire a salvare tutti i malati, le frustrazioni per la complessità del lavoro e il pesante stress lavorativo, il cosiddetto burnout (i medici dell'area d'emergenza sono i più colpiti tra tutte le professioni). Immagino che anche quello del filosofo deve essere terribile.

Ma la sanità è sistema complesso con tanti protagonisti oltre ai medici, come gli infermieri, i vari tecnici, i manager, i politici, l'industria farmaceutica, i media e i pazienti stessi. Questi ultimi non sono sempre vittime del sistema, in quanto talora richiedono o pretendono esami inutili, collaborano al loro percorso diagnostico-terapeutico in media solamente nel 25% dei casi e ricorrono alle vie legali molto frequentemente senza una reale giustificazione. Questo può creare una comprensibile anche se ingiustificabile medicina difensiva che alla fine solleva tante critiche.

I muri tra sanitari e utenza vanno abbattuti, ma non in modo unilaterale e non applicando direttamente i principi filosofici di tanti tra cui Foucault, vero guru di questo pensiero giacobino. La filosofia aiuta a mettere in discussione le nostre certezze e a esplorare nuove possibilità di conoscenza, ma non certo a trovare soluzioni praticabili nell'immediato.

La riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia di cui parla Rovatti nel suo articolo e di cui spero di poter parlare a breve, necessita di partecipazione e condivisione, non certo di questa inutile e ingiustificata contrapposizione.