sabato 10 dicembre 2016

PCI>PdS batte Liberalsociali 3-1 in una partita d’allenamento interna precongressuale.

PCI>PdS batte Liberalsociali 3-1 in una partita d’allenamento interna precongressuale.
 Buono l’arbitraggio di Gianni Cuperlo (servono ponti nella Sinistra). Interessante esordio del giovane Luca, che ha mostrato ai PCI/PdS nei toni e nei contenuti l’altra faccia della luna, segnando l’unico goal dei  non vincitori della serata. 
Tra gli interventi preordinati pre Cuperlo, bel gioco di un ex Margerita, ma ininfluente sul risultato. Veementi giocate di un ex Manifesto (l’è  tutto sbagliato) ma dopo fa quasi autogoal, tra le disapprovazioni del colto pubblico. 
Bello il dorato e stucchevole campo da gioco, che limitava la partecipazione del  popolo, sempre invocato, ma tenuto a debita distanza, anche perché magari ci avrebbe fischiato tutti.
 3 goal veri a Renzi, miga ciacole, assolti da un goleador i vertici regionali, criticata un pochino da un altro. La squadra renziana non aveva in campo i titolari, in cerca di se stessi per il momento e anche perché era una partita interna dei bersaniani. Nessun accenno da parte dei vincitori al gioco dinamico e riformista di Matteo Renzi, che aveva smosso le inerzie del difensivismo ad oltranza, che aveva fatto balenare la possibilità di un’altra bella Italia. 

giovedì 8 dicembre 2016

Quale grado di diseguaglianza è accettabile per la Sinistra?

Una domanda che mi pongo in seguito a uno scambio di commenti tra me e Raffele Leo: fino a che punto la sinistra può aiutare i bisognosi senza togliere allo sviluppo?  

Io: " Valori e ideali della sinistra son ancora validi, ma vanno rideclinati. Anche perché non si può pretendere il welfare senza dare nulla in cambio

RL: "Il welfare non è un regalo ma é un diritto che deriva dal gettito fiscale e dalla distribuzione del reddito e della ricchezza. Compito della politica è quello di rendere il welfare sostenibile eliminando le disparità tra chi ha tanto o troppo e chi ha di meno o niente. Se la politica invece considera il welfare un premio che spetta solo a chi da qualcosa in cambio usciamo dalla concezione dello stato sociale per entrare in un altro sistema dove lo stato eroga servizi solo a chi potrà permetterseli."

Io, aggiungo: " E' un diritto secondo la sinistra. Ma se l’estensione sempre più diffusa dei benefici del welfare porta a una richiesta senza fine e chi pretende “troppo” rispetto a chi ha meno, non manca di senso della solidarietà? Così facendo non da nulla in cambio. Si arriva a mettere in crisi lo Stato, aumentando a dismisura tasse e il debito pubblico. Si toglierebbero così risorse al rilancio dell'economia, che supporta il welfare statale con la fiscalità. Come si può pensare di eliminare tutte le disparità? Dato che non è possibile, quale grado di queste è accettabile per un paese democratico ?  Solamente  un grande patto tra il popolo e chi ne rappresenta queste istanze può consentire un equilibrato rapporto tra sviluppo e welfare. Perché non è più possibile pretendere un welfare estensivo votando partiti liberisti.

sabato 3 dicembre 2016

Non solo più multe per avere meno morti, ma più attenzione

Investita sulle strisce da un'auto che correva,15 anni che non ci sono più. Qualche rara volta mi scappa l'acceleratore, perché ho fretta, perché tutti corrono, perché andare veloce è bello, ma poi penso che è meglio andar piano e qualche vigile vicino alle strisce potrebbe ben essere un deterrente. A nessuno piace essere multato e ai Comuni non piace multare troppo, perché son poi voti in meno. Dobbiamo fare tutti molta più attenzione! 
La foto mostra le strisce pedonali disegnate in 3 D, buon deterrente contro l'incoscienza.

mercoledì 30 novembre 2016

Sinistra del '900 a braccetto con i populisti

Concordo, il NO della sinistra del '900 è un alleanza con i populisti per far fuori Renzi, rinnovatore della palude della sinistra ma troppo "controtutti". Il loro NO porterà solo a un ulteriore suicidio della sinistra, moderata o meno. Votate pure NO, ma dopo, comunque bisognerà rimboccarsi le maniche,  chiunque vinca

domenica 20 novembre 2016

Se vince il NO, peggio per il NO? Fantapolitica, ma non tanto, secondo Bordignon


Il Piccolo Triesteprintclose
5 dicembre, ha vinto il grande No
Renzi lascia. E adesso che succede?
di FABIO BORDIGNON Il blackout dei sondaggi - che in Italia ci lascia “al buio” nei 15 giorni precedenti il voto - è scattato con il No in netto vantaggio. Non tanto, però, da escludere sorprese, il 4 dicembre. Del resto, dopo il caso Brexit e il caso Trump, in molti ipotizzano l’esistenza di una maggioranza sì-lenziosa (per usare il gioco di parole coniato da Claudio Cerasa de Il Foglio). Ma vale comunque la pena di iniziare a immaginare il corso della politica italiana in caso di bocciatura della Riforma costituzionale. Che potrebbe portare a esiti inattesi: addirittura contrari alle aspettative dell’#ItaliaDelNo, che sogna la spallata a Matteo Renzi e al renzismo. Facciamo un po’ di fiction. È la mattina del 5 dicembre. Hanno vinto Matteo Salvini e Beppe Grillo. Ma anche Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema. Ha vinto il No: nonostante gli endorsement internazionali e l’abbattimento di Equitalia. Non è la fine del mondo. Le borse cedono un po’: non è un crollo. I cavalieri dell’apocalisse non portano pestilenza, guerra, carestia. Renzi mantiene la promessa: con un tweet annuncia le dimissioni. Poi, sale al Colle. I primi a soccorrerlo sono i nemici del giorno prima: tutti sognano un’anatra zoppa su cui sparare fino al 2018. Per qualche giorno si parla di un #RenziII. Il rottamatore dimissionario si fa persino tentare. Ma poi conferma il suo No: l’unica soluzione - tuona da Pontassieve - è il voto anticipato. Tuttavia, di fronte alle resistenze di Sergio Mattarella, che spinge per una soluzione “parlamentare” alla crisi, non si mette di traverso. Accetta che si formi un nuovo governo di larghe intese, con il compito di portare avanti le misure più urgenti: il completamento della manovra economica; la definizione della nuova legge elettorale. Messa da parte l’anomalia del doppio incarico, il segretario-non-più-premier fa quello che alcuni gli chiedono da tempo: si occupa del Partito democratico. Il Pd è in subbuglio. I nemici della minoranza interna puntano a dare il colpo di grazia all’usurpatore. Ma Renzi rimane in sella. E plasma il partito a sua immagine e somiglianza. Non c’è alcuna scissione: semmai, qualche defezione individuale. Nel frattempo, la Corte costituzionale amputa l’altra gamba della Grande riforma: l’Italicum. Rimane in piedi, per la Camera e per il redivivo Senato, un sistema puramente proporzionale. Il dibattito sulla legge elettorale prosegue: ognuno sostiene il proprio progetto di legge, il proprio modello straniero da imitare. Ma, in realtà, a tutti non dispiace l’idea di andare a votare con le regole disegnate dalla Consulta. D’altronde, la prossima sarà una #LegislaturaCostituente ! Il proporzionale: va bene a Grillo, va bene a Berlusconi, va bene, a questo punto, persino a Renzi. Le riforme sono ormai in un vicolo cieco. I conti economici confermano la stagnazione. Cresce la conflittualità politica. Insieme all’insofferenza dei cittadini. Nei sondaggi, Lega e Movimento 5 stelle volano. Mentre gli azionisti di maggioranza fanno a gara a chi si mostra più lontano dall’esecutivo. La situazione scivola, inesorabilmente, verso nuove elezioni. Andiamo avanti, nel nostro divertissement fantapolitico sulla #RepubblicaDelNo. Il confronto procede a colpi di scandali, attacchi personali, zuffe in televisione. «È la peggiore campagna elettorale di sempre!» Non siamo nella prima Repubblica. In uno scenario iper-personalizzato, i primattori sono sempre loro: Grillo, Berlusconi, Salvini. E naturalmente Renzi. L’esito delle elezioni, tuttavia, assomiglia molto a quelli dei primi quarant’anni della storia repubblicana. M5S e Lega Nord aumentano il proprio bottino di voti, ma non hanno i numeri per governare. Anche perché gli avversari si chiudono a riccio, in una rinnovata conventio ad excludendum. Del resto, lo spauracchio populista è stato il tema centrale della campagna. Grazie al quale, anche il Pd® è tornato a crescere. E si propone, inevitabilmente, come perno di un nuovo (e ampio) patto centrista. Che torna al governo: senza alternative. È l’inizio di una lunga egemonia. Anti-renziani di tutto il Paese, unitevi: il 4 dicembre votate Sì.

sabato 5 novembre 2016

Welcome in Muggia

"Ma invece che il solito sistema cattopiddino di frignarsi, interrogarmi e fare un cazzo, perché troppo snob...una bella contro manifestazione in contemporanea ... "Così Silvio Postogna.
Si arriverebbe a uno scontro di piazza (!) senza far valere le ragioni dell’ accoglienza cristiana e laica.
I muggesani però potrebbero portare il loro “Benvenuto” con qualche piccolo dono, come si usava una volta. Si può fare?

giovedì 3 novembre 2016

Referendum, un'occasione per non litigare e imparare a restare sul tema



Che barba! Anche da Lilly Gruber si comincia a litigare. Ovviamente sul referendum. Da qualche giorno non guardo più 8e 1/2, l'unica trasmissione politica ascoltabile senza farmi venire l'orticaria da ascolto di pseudoarrabbiati. Per fortuna oggi l'articolo di Pizzetti sul piccolo mi riconcilia col tema referendum, che rischiava di nausearmi di qualunque tema politico. Anche perché qua tutti si dichiarano anti quello o quell'altro più che altro perché non capiscono nulla di questa riforma costituzionale.
" Referendum, le tre obiezioni. di franco pizzetti. Nel dibattito sul referendum sono emerse posizioni contrarie alla riforma che giustificano un approfondimento sia nel merito che nella concezione di democrazia che ne è alla base. La prima obiezione è che la riforma sarebbe viziata in radice perché approvata da una maggioranza superiore a quella assoluta, ma col voto contrario, o la non partecipazione alla votazione finale, di larga parte delle due Camere. Il presupposto che è la modifica della Costituzione richiederebbe un consenso amplissimo dei rappresentanti del popolo italiano. Il fatto è che non è questa la scelta fatta dal Costituente che, all’articolo 138 della Costituzione, ha esplicitamente previsto che è sufficiente una maggioranza pari a quella assoluta, fermo restando che in mancanza dei due terzi dei consensi è possibile il ricorso al referendum. Non è questione di forma ma di sostanza. La Costituzione non ha voluto imporre alle generazioni future vincoli maggiori di quelli che ebbe la stessa Assemblea costituente, per le cui decisioni era sufficiente la maggioranza assoluta. In sostanza non si è voluto rendere più difficile riformare la Costituzione di quanto non fosse stato approvarla. Affermare che, indipendentemente da quanto previsto dall’articolo 138, ogni riforma costituzionale non sia politicamente legittima a meno che non si raggiunga un quorum pari o superiore ai due terzi, significa concepire la Costituzione non come la regola fondamentale dell’ordinamento, ma come un freno al diritto della maggioranza di ogni generazione di darsi le regole costituzionali più adatte al proprio tempo. La seconda obiezione è che non sarebbe politicamente corretto che la riforma costituzionale sia presentata dal governo, anche quando essa non tocca in alcun modo i diritti fondamentali dei cittadini né le loro libertà. A parte che questo è già accaduto con la riforma del 2008, presentata dal governo Berlusconi e poi respinta dal voto popolare, ritenere che il governo non possa esercitare il potere di indirizzo anche rispetto alla riforma costituzionale, implica di nuovo concepire la Costituzione non come il quadro fondamentale che regola la vita democratica ma come il freno alla legittima potestà della maggioranza assoluta degli eletti dai cittadini di decidere del proprio futuro, anche modificando il dettato costituzionale rispetto all'ordinamento della Repubblica. Sulla stessa linea è anche la terza obiezione secondo la quale la riforma costituzionale conterrebbe una netta scelta antiparlamentare, orientata unicamente a rafforzare il governo. La premessa di questa tesi è duplice. Da un lato riguarda il fatto che una delle due Camere non è più eletta direttamente dai cittadini e rappresenta non gli elettori come tali ma le istituzioni territoriali. Si vede infatti in questo un indice di indebolimento del Parlamento e, di conseguenza, un forte rafforzamento dell’esecutivo. La possibilità per il governo di chiedere che un disegno di legge sia esaminato entro settanta giorni e quella di presentare disegni di legge in materie riservate alle regioni quando lo richieda la salvaguardia dell’unità economica e sociale della Repubblica oppure la tutela dell’interesse nazionale vengono viste come prova di tale rafforzamento. Da un altro lato, i sostenitori dell’indebolimento del Parlamento considerano la legge elettorale per la Camera, con la previsione del premio di maggioranza e dell’eventuale ballottaggio tra le due prime liste, una ulteriore conferma che lo scopo ultimo è la primazia dell’esecutivo. Sia l’uno che l’altro argomento non reggono. La nuova composizione del Senato non incide affatto sulla forma di governo, che resta parlamentare perché fondata sul nesso di fiducia che lega il governo alla Camera. La sola innovazione è che, come avviene ormai in tutte le democrazie parlamentari, la fiducia è data e negata da una sola delle due camere, quella appunto che è eletta direttamente dai cittadini. Ancor meno ragionevole è la tesi che le legge elettorale con il premio di maggioranza e l’eventuale ricorso al ballottaggio renderebbe, di per sé sola, il governo scaturito dalle elezioni fortissimo e sostanzialmente inamovibile. Quello che conta è che l’esecutivo deve avere la fiducia della Camera. Quale che sia la legge elettorale e il premio di maggioranza previsto, niente può garantire che nel corso della legislatura non si formino nell’assemblea parlamentare nuove e diverse maggioranze, costringendo il governo a dimettersi per dar vita ad altri esecutivi. In sostanza, nessuna delle tesi principali dei sostenitori del No regge a un esame approfondito. Cosa lega però tra di loro queste obiezioni? Credo che la risposta sia semplice. Al fondo della visione costituzionale ereditata dal nostro complicato passato sta l’idea di una democrazia essenzialmente rappresentativa e sostanzialmente consociativa, nella quale i poteri reciproci di veto prevalgono sul corretto gioco fra maggioranza e opposizione. Di qui la paura di una riforma fatta a maggioranza assoluta, anche in assenza di un consenso più ampio. Di qui la diffidenza verso una Camera eletta sulla base del premio di maggioranza. E di qui il timore che il sistema elettorale basato su un premio di maggioranza legato a un eventuale ballottaggio, possa rendere il governo così forte da poter dominare la Camera, e la Camera così debole da subire sempre e comunque il dictat del governo. Siamo così arrivati al punto centrale della campagna referendaria. Ancora una volta la scelta è fra la conservazione di una democrazia basata sul potere di interdizione, e una riforma innovativa che privilegia la cooperazione tra le istituzioni territoriali nel Senato, ma favorisce la democrazia decidente nel rapporto tra elettori ed eletti e tra Camera e governo. Una democrazia nella quale i cittadini hanno il diritto di scegliere chi deve governare e il governo ha il diritto di esercitare il potere di indirizzo e di scelta fino a che goda la fiducia della Camera. Questo è il centro della questione. Questa è la scelta vera che gli italiani sono chiamati a compiere. "

martedì 25 ottobre 2016

Gli elettori ci avvertono: sconfitti in 4 comuni

Perso 4 su 4 a opera di un centrodestra a traino della Lega, anche a Monfalcone e Ronchi, da sempre a maggioranza di centrosinistra. M5S ridimensionato. Il vecchio avanza? Più che altro temi nuovi (immigrazione per primo) lasciati alla gestione dei populisti. Mi chiedo se qualcuno voglia andare serenamente ai prossimi appuntamenti elettorali con questo approccio all'elettorato. Comincerei ad ascoltare le ragioni di chi non vota questo Pd, a partire dagli astenuti.

domenica 9 ottobre 2016

La morte di Giulio Regeni non ha colore politico

Le incomprensibili modalità con le quali si è arrivati alla rimozione urgente dello striscione che chiede “Verità per Giulio Regeni” stravolgono l’umana pietà e indicano che non c’è rispetto per quello che gli è successo e per il dolore di chi gli vuole bene. La tortura e la morte del nostro concittadino appartengono alla coscienza di una società civile, non certo di una specifica parte politica, destra o sinistra che sia.
 C’è un certo imbarazzo nel centrodestra tanto da indicare l’inutilità politica e umana della rimozione, ma i vari distinguo per giustificarla non fanno che allontanare la soluzione di questa tragica vicenda. Se era solo un problema di assuefazione alla sua vista, si poteva discutere in Consiglio comunale, soprattutto in relazione a un regolamento per l’esposizione di striscioni sulla facciata del municipio.
Continuare lo scontro politico non può che portare a ridimensionare il dramma di Giulio Regeni per entrare nel mondo delle ripicche di una politica di basso livello che non fa onore a Trieste.Va ricordato anche che il governo italiano deve fare rispettare l'Italia all'estero. Per dignità nazionale e per far sentire sicuri e protetti tutti gli Italiani che lavorano e vivono all'estero
A questo punto, per evitare inutili ulteriori polemiche, perché i capigruppo non rimettono tutti insieme lo striscione sulla facciata del nostro municipio, anche temporaneamente? E poi si decida insieme, al di fuori delle polemiche, la sua collocazione migliore, che può anche essere in una sede diversa dalla precedente.

martedì 27 settembre 2016

Un caso di TBC a Trieste. Situazione sotto controllo sanitario

Sento tanta preoccupazione per la paura del contagio della TBC da parte di un operatore sanitario che vaccinava i bambini. E' comprensibile soprattutto per chi ha figli vaccinati in questa situazione e comprendo bene il loro stato d'animo. Ma la tbc e' una malattia che si trasmette quasi esclusivamente con un contatto stretto (dormire nella stessa stanza) e continuato, praticamente mai per uno fugace come in questo caso. Bambini piccoli vissuti in famiglie di soggetti affetti da TBC raramente si sono ammalati. Tra l'altro io come altri ho lavorato per anni a stretto contatto con pazienti affetti da Tbc, senza misure protettive e non ricordo colleghi che si siano ammalati. Comunque immagino che i bimbi verranno controllati in modo tale da evitare conseguenze pericolose che ritengo comunque estremamente improbabili.

sabato 13 agosto 2016

Collaborazione e non contrapposizione tra medico e paziente

Finalmente qualcuno parla apertamente della vera base di un pensiero giacobino diffuso tra alcuni che si occupano di sanità: il nemico del paziente è il medico e quindi va sconfitto, come più o meno sostiene Pier Aldo Rovatti nel suo articolo pubblicato sul Piccolo il 12 agosto. Concordo che un malato richieda un'attenzione speciale anche se l'umanizzazione del rapporto medico-paziente dipende da tanti fattori, tra cui la pressione esercitata dal sistema sui professionisti della sanità che sembrano talora un limone da spremere. Questi non sempre hanno la giusta serenità per dare quell'attenzione speciale che spesso il paziente non ottiene come vorrebbe, tanto da trovarla comunque inadeguata.

Penso che taluni medici possono creare direttamente ostacoli al miglior funzionamento della sanità per interesse privato (legittimo o meno) o indirettamente per vari motivi. Questi possono essere le scarse conoscenze scientifiche (ci sono “solamente” 10.000 riviste mediche mensili da leggere ogni mese per essere aggiornati al 100%), le delusioni per non riuscire a salvare tutti i malati, le frustrazioni per la complessità del lavoro e il pesante stress lavorativo, il cosiddetto burnout (i medici dell'area d'emergenza sono i più colpiti tra tutte le professioni). Immagino che anche quello del filosofo deve essere terribile.

Ma la sanità è sistema complesso con tanti protagonisti oltre ai medici, come gli infermieri, i vari tecnici, i manager, i politici, l'industria farmaceutica, i media e i pazienti stessi. Questi ultimi non sono sempre vittime del sistema, in quanto talora richiedono o pretendono esami inutili, collaborano al loro percorso diagnostico-terapeutico in media solamente nel 25% dei casi e ricorrono alle vie legali molto frequentemente senza una reale giustificazione. Questo può creare una comprensibile anche se ingiustificabile medicina difensiva che alla fine solleva tante critiche.

I muri tra sanitari e utenza vanno abbattuti, ma non in modo unilaterale e non applicando direttamente i principi filosofici di tanti tra cui Foucault, vero guru di questo pensiero giacobino. La filosofia aiuta a mettere in discussione le nostre certezze e a esplorare nuove possibilità di conoscenza, ma non certo a trovare soluzioni praticabili nell'immediato.

La riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia di cui parla Rovatti nel suo articolo e di cui spero di poter parlare a breve, necessita di partecipazione e condivisione, non certo di questa inutile e ingiustificata contrapposizione.




giovedì 28 luglio 2016

I posteggiatori delle Rive

Gianfranco Carbone critica la decisione del Comune di spostare i parcheggiatori abusivi sulle rive, sostenendo che questo non risolve il problema e "…:Questo innescherà altre reazioni e di ordinanza in ordinanza si inaspriranno le tensioni. Poi si dirà che vanno espulsi (ma da chi?), qualcuno immaginerà di nuovo ronde per far rispettare la legge è così via". A me questi parcheggiatori danno fastidio, ma capisco il loro dramma. Spostarli non e' ne'un problema di democrazia ne' la soluzione. La realtà è che vorremmo aiutarli ma non sappiamo come. O meglio, deleghiamo alla Caritas perché non abbiamo il coraggio di condividere con loro neanche i nostri avanzi. E nel nostro sistema democratico- "capitalista" e' più facile abbandonarli, perché il modello di società pensato anni fa non va più bene alla luce delle novità, come le migrazioni, la globalizzazione e il terrorismo islamico.

domenica 24 luglio 2016

Gioco del rispetto, i politici non scadano nella bagarre

Il Gioco del rispetto è diventato un nodo gordiano e si trascura il motivo per cui è stato introdotto nelle
scuole, cioè le pari opportunità. Dipiazza ha iniziato il suo mandato risolvendolo modo suo, tagliandolo, novello Alessandro Magno, buttando via però il bambino (le pari opportunità) con l'acqua"sporca" (la teoria del genere, finalizzata a realizzare cambiamenti di mentalità e della società). Bene ha fatto quindi Cosolini a criticare il decisionismo culturale di Dipiazza sui temi della coscienza civile di una comunità. 
A fronte di titoli come “Giochi osé all'asilo”, “Follia dei giochi gender”, “Lezioni porno all'asilo” in genere da parti più estremiste del centrodestra, vi è stata una levata di scudi a sinistra più contro queste che di difesa del gioco stesso. 
Sarebbe un errore però sottovalutare la diffidenza sulla teoria del genere, visto che gli studi propongono una nuova suddivisione sul piano teorico-concettuale tra gli aspetti dell'identità sessuale: il sesso (corredo genetico) e il genere (costrutto culturale). Inoltre, compaiono sempre più articoli che non solo mettono in discussione la famiglia tradizionale in un'ottica di rispetto dei diritti di tutti, ma trattano talora anche del superamento dell'identità sessuale. 
C'è anche una certa confusione nata dal fatto che gli studi di genere sono poco noti e che i termini usati sono spesso poco "decifrabili" ai più (A. sessi e genere; B. l'identità sessuale è un costrutto costituito da quattro distinte componenti: sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale; C. parità di genere, pari opportunità, uguaglianza di genere, identità di genere, identità sessuale). Tutto ciò ha contribuito a creare contrapposizione e a non valutare bene il Gioco stesso, creando anche altri malumori, in quanto sembra che il centrosinistra contesti a Dipiazza solo il fatto di aver tagliato il Gioco del rispetto. 
Appare così a parecchi che la parità di genere sia il tema che interessi di più la sinistra. Questo ha impedito di affrontare alcuni suoi aspetti che hanno suscitato perplessità a molti, spesso limitate per non sembrare maschilisti. Ne accenno alcuni, fonte di polemica più che il Gioco stesso.
  1. Gli studi di genere, stimolati dall'Oms che ha un alto valore culturale ma poco pratico, sono ancora in una fase teorica e il Gioco non è validato a livello scientifico.
  2.  L'assunto che, partendo dalle pari opportunità, affrontando la questione di genere si arrivi a "mettere al riparo da discriminazioni e violenze di genere" non è dimostrato. 
  3. Nel Gioco maschi e femmine sono vestiti uguali, tanto da far ritenere che essere vestiti uguali sia fondamentale per la parità dei diritti tra maschi e femmine, sinora ingiustamente svantaggiate. Una donna può essere valida in un lavoro "maschile" anche se veste in modo iperfemminile. Conosco chirurghe con tacchi a spillo che son bravissime. 
  4. Gli accenni alle parti del corpo possono ben creare qualche imbarazzo. "...le pari opportunità sono rivoluzionarie e possono provocare grandissimi cambiamenti nella nostra società." Non specificando di che tipo siano questi ultimi, è comprensibile che molti si preoccupino.
  5.  " E si sa, il cambiamento spaventa sempre un po', perché ci toglie le nostre certezze, anche se sono sbagliate" non può essere letto come una provocazione del tipo noi abbiamo ragione, voi avete torto? "...intervenire per trasformare gli stereotipi". Ma chi garantisce che tutti gli stereotipi siano sbagliati?
  6.  Si sostiene che tolti gli stereotipi, i bimbi son più liberi e quindi, con l'aiuto dell'insegnante, sono risolti i problemi. Troppo semplicistico. 
  7. I minori non sono obbligati a partecipare al Gioco a scuola, ma se non aderiscono, ne vengono esclusi e di fatto si crea una situazione di disagio proprio là dove si voleva evitarla.
  8.  Dopo il test nelle nostre scuole, il Gioco ora viene venduto a 24,40 euro. Il tutto sembra ridursi a un fatto commerciale. 
E oramai convinzione diffusa che una società delle pari opportunità e del rispetto reciproco non è solo più giusta, ma anche più efficiente nel dare le risposte ai bisogni delle persone, ma il Gioco del rispetto, anche alla luce delle polemiche non tutte campate in aria, non appare la via più condivisa per arrivarci. 

Proseguire nella discussione tra politici significa confondere tanti temi in questione, prestando il fianco ad accuse d’invasione di campo e purtroppo anche a furori oltranzisti e reazionari, che talora il stesso centrodestra evita. Siccome tutti noi abbiamo bisogno delle pari opportunità, senza estremismi, affrontiamole in maniera condivisa nell'ambito della cultura. 

sabato 23 luglio 2016

L'ultima segretaria del PD TS

Adele Pino e' la nuova segretaria del Pd Ts candidata da altri, di cui immagino i nomi ma che non si sono presentati.
Meglio dire l'ultima, in quanto speravo in un rinnovamento più deciso. Di nuovo nulla. Un giudizio dopo averla vista all'opera, anche se dal suo intervento non ho sentito nulla che mi faccia pensare al necessario cambio di rotta. Se mi sarà consentito, son pronto a dar una mano. Peccato che 45 componenti dell'assemblea su 78 non si son fatti vivi e che le proposte di rinnovamento unitario uscite dalla precedente assemblea siano state trasformate nella vittoria dei vecchi.

mercoledì 22 giugno 2016

Ma gli intellettuali dov'erano prima del 5 giugno?

Paolo Rumiz si accorge che ci sono “responsabilità di un PD pieno di spocchia”. E prima dov’era che non si è accorto di questo e altro? Il ruolo dell’intellettuale oggi è di far il portacqua prima delle elezioni, scrivendo articoli sulla bontà di una parte o dell’altra, di firmare documenti di sostegno a giochi ridicoli di temi importanti? Non dovrebbe essere la coscienza critica di comportamenti e progetti? Anche l’intellettuale è diventato un mestiere, come il politico.
In Fvg le responsabilità di un Pd pieno di spocchia
di PAOLO RUMIZ . Il Piccolo

sabato 4 giugno 2016

Domani 5 giugno la Trieste del futuro

Ringrazio Dino Cafagna per la sua bella presentazione del libro sulle antiche mura e torri di Trieste e tutti i partecipanti, della serata e di questa campagna elettorale. "Anche " quelli che non sono su FB e che son tanti.Abbiamo capito per esempio Tor Cucherna si chiama così (è facile, provate ad immaginare) e qualcosa della vita di Trieste nel 1300. Ora non ci resta che pensare alla Trieste di domani, incominciando proprio da domani 5 giugno.

venerdì 3 giugno 2016

COSA ABBIAMO FATTO Amministrazione Cosolini 2011-2016

COSA ABBIAMO FATTO

Amministrazione Cosolini 2011-2016

 Ecco una sintesi di quanto abbiamo fatto in questi cinque anni, con risorse molto inferiori rispetto al passato: noi circa 20 milioni all'anno, prima circa 90. Non male come differenza. 

www.robertocosolini.it

1. IL PORTO OGGI

Incremento dei treni verso tutta Europa
Crescita dei traffici in tutti i settori

LE PROSSIME TAPPE

Investimento sulla rete ferroviaria per aumentarne la capacità
Raddoppio delle aree portuali con investimenti privati di 1 Miliardo di €
2. Il PORTO VECCHIO
Dopo decenni di immobilismo e di speranze disattese, la straordinaria area del Porto Vecchio di Trieste, con i suoi oltre 600mila m², le sue strutture imponenti, la testimonianza storica delle sue architetture piene di fascino,è tornato finalmente a essere prezioso patrimonio della città.
Con la sdemanializzazione è iniziato un percorso che riporterà il Porto Vecchio ai Triestini e i Triestini in Porto Vecchio. Nasceranno nuovi spazi e grandi opportunità per l’economia della città e il lavoro dei suoi cittadini, in quello che ora è il più grande spazio di rigenerazione urbana sul mare di tutta Europa.

© Fabrizio Giraldi
Ecco il percorso che sta riportando il Porto Vecchio ai Triestini:
• Dicembre 2014: la sdemanializzazione
Passa l’emendamento che prevede che l’area del Porto Vecchio
passi alla città di Trieste.
• Luglio2015: cabina di regia
Nasce la nuova struttura organizzativa con l’Autorità Portuale che entra da subito
in azione per gestire i molteplici e complessi passaggi tecnico-amministrativi.
• Dicembre 2015: i punti franchi
Si spostano da Porto Vecchio i punti franchi nei nuovi luoghi,
dove potranno favorire l’attività portuale.
• Gennaio 2016: l’Advisor
La società di consulenza Ernst & Young è stata scelta per stilare le linee guida
del Piano Strategico, per identificare le migliori destinazioni d’uso delle aree di Porto Vecchio.
• I prossimi passi: coinvolgere i cittadini
Con in mano le linee guida, ascolteremo le idee dei cittadini per scegliere
cosa costruire in Porto Vecchio. Alcune idee le abbiamo già, come quelladi un grande parco pubblico, il nostro “Central Park sul mare”, o la linea tramviaria che attraversi tutto Porto Vecchio.
Perché questo dovrà essere lo spazio di tutti i cittadini.

SPAZI DEDICATI AI GIOVANI

60 appartamenti in zona Urban destinati a ragazzi (o giovani famiglie) in una formula agevolata per aiutarli nei progetti di vita e di lavoro.
Un’area del padiglione Rallidi San Giovanni destinata ad accogliere associazioni e progetti culturali di ragazzi sotto i 35 anni.

I Bambini PIÙ POSTI E PIÙ TEMPO

Abbiamo aumentato ogni anno i posti comunali disponibili, arrivando a soddisfare il 77% delle richieste negli asili nido (+22% dal 2011) e il 94% nelle scuole per l’infanzia.
Un nuovo asilo aprirà a Roiano l’anno prossimo e accoglierà altri 60 bambini..
Apertura fino alle ore 20 di alcuni asili, per venire incontro alle esigenze dei genitori lavoratori!

SCUOLE PIÙ BELLE E PIÙ SICURE

Il Grande Piano dell’Edilizia Scolastica ha interessato 40 edifici, con un investimento di 16,4 milioni di euro.
La scuola per l’infanzia “Nuvola Olga” ha una sede nuova: dopo ben 40 anni in un container, i bambini hanno una scuola bella, colorata, studiata apposta per loro.
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TURISMO I NUMERI DI UNA CRESCITA STRAORDINARIA

Gli arrivi nel 2015 sono stati 415 mila:+56% dal 2010.
Gli stranieri sono stati 194.000: +48% dal 2010.
Le strutture alberghiere ed extralberghiere a Trieste sono aumentate da 596 a 767:+28,7% dal 2013.
I posti letto a Trieste sono cresciuti da 6.600 a 7.676:+16% dal 2013.

I MOTIVI DEL SUCCESSO

Discover Trieste: ora Trieste ha una piattaforma web che racchiude tutte le informazioni utili su come conoscere e vivere la nostra città. Un sito che è stato più volte citato per l’alta qualità del prodotto.
Grandi eventi internazionali: Trieste ha consolidato la propria immagine grazie a grandi eventi come Barcolana e ITS, ma anche ai grandi concerti, che proiettano la nostra città nel panorama internazionale.
Patrimonio culturale: la valorizzazione dei caffè storici, musei sempre più numerosi e mostre/eventi sempre più grandi.
Città attraente: grazie all’aumento delle pedonalizzazioni, ai nuovi arredi urbani, a bar, ristoranti e negozi sempre più particolari e con un’offerta adeguata.
I reportage sulle più importanti riviste internazionali: Trieste è stata oggetto di reportage più volte su Monocle, sul Telegraph, sul Times, su “Living” del Corriere della Sera e tante altre testate italiane e straniere.

 

L’AMBIENTE

OPERAZIONE STRADE PULITE

Pubblicazione dei turni di pulizia delle strade: il cittadino può controllare l’efficienza del servizio e segnalare le esigenze di migliorie.
Cassonetti: riorganizzazione della distribuzione e dei percorsi dei mezzi di asporto.
Deiezioni canine: 100 nuovi contenitori per facilitare la raccolta.
Nuovi aspiratori elettrici super-silenziosi in grado di eliminare i piccoli rifiuti, come i mozziconi di sigaretta.
“No cicca Day”: giornata di sensibilizzazione al fumo, con la distribuzione gratuita di posacenere da tasca.

RACCOLTA DIFFERENZIATA

La raccolta differenziata: cresciuta al 37,6 % dal 24,5 % del 2011.
Il “Rifiutologo”: un’applicazione che dice ai cittadini dove gettareun prodotto per essere riciclato.

la FERRIERA è…la sfida più difficile e importante: riqualificare l’impianto per tutelare sia la salute che il lavoro

: Arvedi ha presentato l’unico progetto serio finalizzato al recupero dell’impianto con la salvaguardia della salute e dei posti di lavoro.
L’accordo prevede la riqualificazione degli impianti per:
abbattere le emissioni di PM10 e benzo(a)pirene,
eliminare le polveri che si depositano nell’area circostante,
ridurre la rumorosità dell’impianto.
Ma anche ampliare le opportunità di lavoro con:
il rilancio della banchina,
la costruzione dell’area a freddo.
Interventi del Comune per tenere la situazione sotto controllo:
4 ordinanze per limitare la produzione,
convenzione con ASS per un’indagine sulla salute di Servola,
convenzione con ARPA-FVG per il monitoraggio delle emissioni,
numerosissimi incontri con associazioni e cittadini con il Comitato 5 Dicembre, voce della cittadinanza sul tema Ferriera,
inserimento di rigide restrizioni nella nuova AIA,
utilizzo dei dati della centralina di San Lorenzo in Selva.
 salvaguardia della salute e dei posti di lavoro.
Superato il patto di stabilità siamo riusciti ad attivare un piano di intervento strutturato che migliora la città e fornisce lavoro al territorio. Abbiamo dato la precedenza a tre settori: scuole, aree verdi e strade e marciapiedi.
Inoltre abbiamo riqualificato una delle zone più importanti della città, per il turismo e il commercio,ma anche per tutti i cittadini: il Borgo Teresiano.

PIANO STRADE E MARCIAPIEDI

84 gare d’appalto per 26 Milioni di €
Manutenzione straordinaria delle strade: 37 interventi.
Risanamenti radicali di strade e gallerie: 38 interventi.
Rifacimento marciapiedi e scalinate: 32 interventi.
Rifacimento della segnaletica.
Rotonda via Flavia/Caboto/della Rosandra: inizio del cantiere.

PISTA CICLABILE SAN GIACOMO-PONZIANA

4 km di pista ciclabile che collegano Campo Marzio alla pista ciclabile a Ponziana.

PIANO DI EDILIZIA SCOLASTICA

40 edifici interessati per 16,4 milioni di € investiti
Bonifica dal vinil-amianto: 21 edifici interessati per 13.000 mq (quasi la superficie di 3 campi da calcio!) e 300 m di condotte.

 

IL PIANO DEL VERDE PUBBLICO

99 gare d’appalto per 14,8 Milioni di €, tra cui:
il nuovo Parco di Villa Bazzoni,
la riqualificazione di piazza Hortis e campagna Prandi (in fase di avvio),
la redazione del nuovoRegolamento per il Verde,
gli orti sociali e urbani di via Navali, strada di Fiume e via Cumano,
le nuove panchine nelle aree urbane,
sistemazione aree gioco nei giardini comunali.

ACCESSIBILITÀ

72 nuovi stalli auto per disabili e prima ora gratuita negli stalli a pagamento.
Giochi accessibili ai diversamente abili in 15 giardini.
Guida online Triestepertutti dove trovare informazioni sull’accessibilità.

SVILUPPO E INNOVAZIONE

Da tanti anni a Trieste mancavano strumenti e progetti necessari per una città contemporanea, dinamica, al passo con le grandi capitali europee. Strumenti e progetti necessari sia per un rilancio economico che per una migliore qualità della vita.

IL NUOVO PIANO REGOLATORE
Trieste lo aspettava da 18 anni. Noi lo abbiamo realizzato ascoltando i cittadini, e prevede:
meno cemento e recupero del patrimonio edilizio esistente,
tutela del paesaggio,
scelte energetiche rispettose dell’ambiente,
valorizzazione delle aree dismesse,
rilancio delle attività agricole sull’Altopiano e attorno alla città.

PROGETTI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Con il Piano Città, 4 milioni di euro per riutilizzare LE caserme dismesse.
Con il Piano di Sviluppo Urbano Sostenibile – PISUS, più di 8 milioni di euro per migliorare la qualità urbana e l’accessibilità, lavorando su:
spazi e attrezzature pubbliche: biblioteca civica Attilio Hortis, Salone degli Incanti, giardino di piazza Hortis e campagna Prandi, collegamenti pedonali e ciclabili lungo le vie XXX Ottobre, Ghega e Duca d’Aosta,
offerta culturale: certificazione e coordinamento dell’offerta museale, itinerari culturali a tema,
sviluppo economico e turistico: rete wi-fi, marketing turistico, 1,6 milioni di finanziamenti per le piccole e medie imprese.

PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO
Trieste lo aspettava da più di 15 anni. Il nostro, in due anni, ha già permesso:
aree pedonali: +16%,
zone a traffico limitato: + 15%,
ciclabilità: +6,5 km, +100 stalli, +9 stazioni di bike sharing,
sosta per motocicli: +450 stalli,
le prime “zone 30”: a Prosecco e a Opicina,
9 stazioni di ricarica per le auto elettriche.

IL PRIMO HACKATHON DI TRIESTE
Oltre 50 partecipanti alla maratona informatica e tecnologica per trovare nuove soluzioni intelligenti per il miglioramento della qualità della vita in città.

SALVATAGGIO E RILANCIO DEI TEATRI

Nel 2011 il Verdi e il Rossetti erano prossimi alla chiusura per fallimento.
Li abbiamo salvati e rilanciati.

GRANDI EVENTI DI LIVELLO INTERNAZIONALE

Bruce Springsteen (30.000 spettatori) e Pearl Jam (30.000 spettatori).
Tappa finale del Giro d’Italia (100.000 presenze e 170 Paesi collegati).
I Carmina Burana in piazza Unità.

OLTRE 50 EVENTI ESPOSITIVI

che hanno richiamato pubblico anche da fuori Trieste. Tra questi:
La Grande Trieste 1891-1914” al Salone degli Incanti,
l’installazione di Jannis Kounellis al Salone degli Incanti,
“L’alfabeto essenziale” di Ugo Guarino al Revoltella,
Trieste capitale del caffè” al Salone degli Incanti,
14-18 due fronti, una città” al Salone degli Incanti,
la Mostra sul Lloyd Triestino in Porto Vecchio.

INAUGURAZIONE DI NUOVI MUSEI

Il Museo della Guerra per la Pace De Henriquez,
Il Museo della civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata,
Il Museo della Risiera di San Sabba.

NUOVI SPAZI E APPUNTAMENTI PER I CITTADINI

Le Lezioni di Storia della Laterza al Verdi,
Le Lezioni di Marineria in Porto Vecchio,
Oltre 360 eventi con Trieste Estate,
Nuovi spazi lettura e ampliamento dell’orario dellebiblioteche,
Salotto Vienna: 2 mesi di eventi con il MAK di Vienna.

IL SOSTEGNO SOCIALE

Dal 2008 il mondo attraversa una crisi che sta mettendo a rischio le risorse sia delle famiglie che delle istituzioni. È dunque un dovere, oggi ancor più di prima, gestire la spesa pubblica in modo responsabile, senza sprechi, dando priorità agli investimenti per proteggere le fasce deboli della popolazione e reperire risorse nuove, come i finanziamenti europei.
In queste direzioni si è mossa l’amministrazione in questi primi 5 anni: taglio degli sprechi, aumento degli investimenti nel sociale, crescita dei bandi europei per opere di interesse pubblico.
  • TAGLIO DEGLI STIPENDI DEI CDA DELLE PARTECIPATE
    Risparmio di 523 mila € all’anno (-58%)
  • MENO SPESA PER LE SEDI PUBBLICHE
    Risparmio di 650.000 € all’anno in affitti
  • PASSAGGIO AL SISTEMA DI SOFTWARE LIBERO
    Risparmio di 300 mila € all’anno
  • RIDUZIONE DEL DEBITO
    Dai 220,1 Milioni del 2011 a 158,9 Milioni: riduzione del 28%
  • PIÙ FONDI EUROPEI PER TRIESTE
    Dal 2011 ad oggi abbiamo ottenuto fondi europei per 6,7 Milioni di €: oltre 12 volte in più rispetto al quinquennio precedente (546 mila).
    Altri 6,8 Milioni di € sono in attesa di approvazione nel 2016.


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