domenica 24 novembre 2013

Renzi a Trieste domenica 1 dicembre

Renzi a Trieste domenica 1 dicembre. Il giorno prima, Sabato 30 , non avendo la stazione Leopolda, ci troveremo
alla Stazione Rogers, una specie di "leopoldina triestina" per presentare le proposte di Renzi, su sollecitazione di un gruppo di giovani.I particolari a breve

lunedì 18 novembre 2013

Come i giovani vedono i politici.

Mi son visto con un gruppo di giovani e ho chiesto loro che mi raccontino cosa pensano dei politici e del PD in particolare. Ne è venuto fuori un bel po' di spunti per guarire la politica malata,o per disattenzione o per egoismo. 
Potete votare quello che ritenete più attinente alla situazione attuale. Il vincitore verrà premiato sabato 30 novembre, riceverà una sorpresa, una via di mezzo tra un premio e un compito. VOTATE, VOTATE!!

A. È necessario che i politici si spieghino meglio. Cercano il confronto con i cittadini solo per chiedere il voto, col risultato che molti evitano il confronto con i politici e seguono solo la politica spettacolo dei talk show.

B. Non siamo avvicinati dai politici nel nostro ambiente. Negli incontri con i politici è come essere in classe, si ha soggezione di parlare di argomenti che non si conoscono bene.

C. Gli incontri sono fatti in sedi troppo formali, che non invitano alla discussione.

D. La sede giusta per la formazione politica è l’università .

E. All’università c’è l ‘atmosfera giusta per la formazione, ma non c’è contatto con la realtà della vita, che è il mondo del lavoro, dove la politica non c’è

F. Alcuni politici rubano, tanti hanno troppi privilegi, per questo non c’è fiducia nella politica

G. La politica non parla di ideali, che invece i giovani ritengono importanti

H. Non basta che il politico dica “il problema è complesso”, deve presentare la soluzione

I. Se la politica non troverà soluzione per i giovani, qualcuno potrà andare in piazza a rovesciare cassonetti.

L. La tessera del PD o del sindacato ti lega troppo, è poco interessante, anche perché i programmi dei partiti sono poco chiari I giovani non vogliono neanche prendere quella di un cineclub! Il movimento è più libero.

M. Letta non piace, ma piace il senso di stabilità che dà al Paese, perché la gente non sa chi votare. La situazione attuale va spiegata meglio

N. Molti giovani non votano PD perché è ondivago, ha posizioni troppo diverse al suo interno, la comunicazione è banale e contemporaneamente difficile da capire

O. La percezione della gente è che PD non ha smosso le inerzie del Paese e che vuole mantenere i privilegi della politica. Non c’è equa ridistribuzione del benessere. Un manager guadagna anche più di 40 volte il reddito minimo. Un manager pubblico non deve arrivare a tanto e anche il privato deve partecipare alle scelte della comunità, pur nel rispetto della libertà d’impresa. Il PD sottovaluta tutto ciò.

sabato 9 novembre 2013

Štefan Čok 2°

Caro segretario,
ora è il momento delle congratulazioni e degli auguri.
 Le prime perché in questi mesi hai saputo tenere unito il partito, con la prudenza che ti contraddistingue, ben diversa da equilibrismo che vuole accontentare tutti e alla fine scontenta molti. Hai valorizzato i circoli, ossatura del nostro partito e hai fatto un’interessante relazione di investitura.
 Gli auguri perché ora viene il “bello”, a partire dalle note difficoltà economiche e sociali. Siamo in pieno periodo congressuale per eleggere il nuovo segretario nazionale, assieme ai nostri elettori. Non sarà la stessa cosa se vince l’uno o l’altro. Chi vince avrà il compito di portare l’Italia fuori da questo pantano e non saranno possibili più titubanze. Sarà più chiaro se il PD dovrà essere il partito guida delle masse o uno strumento di aggregazione di cittadini con i loro sogni e le loro speranze, in base ai valori che ci tengono assieme, come io auspico. Vie di mezzo ci renderebbero ancora più statici.
Chiunque vinca, dovrà prendere delle decisioni non più rinviabili, perché i cittadini ne hanno bisogno e ce lo chiedono Questo partito ha bisogno di coraggio e di entusiasmo, che ci consentano di smuovere inerzie e confusioni. Sarà così possibile dare risposte ai bisogni dei cittadini e dare un senso compiuto a parole come comunità, fiducia e futuro.
 Priorità locali? Dare risposte ai vari problemi, certo, ma partendo dalla ricostruzione del nostro rapporto con i cittadini, come 1) la presenza dei circoli tra la gente 2) la rivitalizzazione dei forum tematici, non solo palestre politiche, ma anche centri di elaborazione di progetti  3) rendere l’assemblea provinciale sede di discussione e di determinazione di temi politici puntuali e non di generica partecipazione a tema libero.
Altre strade non ne vedo. Auguri Stefan

domenica 20 ottobre 2013

Renzi e il programma economico

Non so se questo sarà effettivamente il programma economico di Matteo Renzi. E' comunque una proposta alternativa, necessaria a quella di una certa sinistra nostalgica.

domenica 13 ottobre 2013

Rotelli innesca la «bomba» Azienda unica


Rotelli innesca la «bomba» Azienda unica
 
Il presidente della Commissione sulla sanità spiazza la giunta e il Pd rilanciando la fusione tra ospedale e territorio. Telesca lo sconfessa
 
 
 
il guanto di sfida A Trieste ci si chiede perché esistono tante strutture diverse
Dal Piccolo. a firma di marco Ballico
 

di Marco Ballico TRIESTE «Questa è una bomba», dice l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca a Franco Rotelli un attimo dopo che il presidente della terza commissione ha ipotizzato l’accorpamento tra l’Ass 1 Trieste e gli Ospedali Riuniti. Fosse per lui, Rotelli unificherebbe pure le due aziende di Udine e Pordenone. Una «bomba», appunto. Che certifica la distanza tra giunta e Consiglio sulla riforma sanitaria. Succede a Trieste, a un forum del Pd. In chiusura dei lavori, quando Rotelli, ex direttore generale della territoriale triestina, lancia la proposta di semplificazione. In città, ma non solo. «I cittadini del Friuli Venezia Giulia – dice lo psichiatra pensando anche al Friuli – si chiedono perché esistono più aziende nella stessa città». Un endorsement per la riforma Tondo che puntava a ridurre le aziende territoriali da sei a tre? No, Rotelli non approva quel testo di legge. Il suo intervento, spiega, «è un doveroso contributo al dibattito». Fatto sta che non tutti apprezzano. Non in quel contesto. Anche se Telesca minimizza: «Scontro? Ma no, quella di Rotelli è stata solo una proposta prematura». Eppure la salute, una volta ancora, si conferma terreno di attrito politico, materia che divide le coalizioni. L’assessore, di certo, non appoggia Rotelli. Nemmeno entra nel merito, ma difende il metodo di una giunta «che guarda a tutto il territorio». E aggiunge: «Il presidente della commissione ha manifestato una possibile ricetta e io mi sono limitata a sostenere che è un po’ presto per giungere a conclusioni dato che, in questa fase, stiamo facendo un percorso di analisi. Sul tavolo ci sono spunti che vanno valutati prima nei territori e poi in un’ottica regionale». Telesca insiste sul metodo: «Su ogni criticità inizieremo a fare ragionamenti che possano condurre alle migliori soluzioni possibili. Dallo sviluppo della prevenzione al rapporto ospedale-territorio, è legittimo che gli addetti ai lavori possano avanzare le proprie idee. Dopo di che io devo tener conto di una visione complessiva, giacché mi occupo di preparare una riforma regionale. E, pur senza rigettare nulla a priori, non posso non rimandare il tutto a una prospettiva di ampio raggio». Rotelli, tuttavia, non arretra. Convinto che il tema vada messo in agenda. Sin d’ora. «Telesca perplessa? Tutte le proposte, fino a che non diventano realtà, sono premature. Abrogata la legge Tondo – dice il presidente della terza commissione –, si apre il quaderno della riforma che il centrosinistra, sia la giunta che la maggioranza, intende portare avanti. Non è una partita che si chiude domani, ma riempire di contenuti la questione mi pare produttivo. Ed è perciò ragionevole rilevare che a Trieste, dove le aziende sono addirittura tre, ma anche a Udine e a Pordenone ci si interroga per quale motivo debbano convivere strutture diverse. Se dobbiamo riformare il sistema, si deve ragionare sull’architettura, per capire se è funzionale alle esigenze di oggi o se può essere ridiscussa. Di certo i cittadini di Trieste non hanno capito ancora il motivo di tale sovraffollamento. E, francamente, nemmeno io». Il consigliere del Pd aggiunge altra carne al fuoco: «Si parla di semplificazione e di riduzione di costi, la riforma Tondo ha pure proceduto ad annettere aziende di territori diversi, e dunque mi pare legittimo prospettare l’unificazion di aziende che operano nello stesso territorio. È almeno un’opzione di cui discutere». Opzione che Aureo Muzzi, consigliere comunale triestino del Pd presente al forum, smonta peraltro senza dubbio alcuno: «Rotelli ha sbagliato, alla fine dell’incontro, a sollevare un passaggio così importante davanti all’assessore». Nel merito Muzzi è molto scettico sull’accorpamento triestino: «L’ex direttore sta “suicidando” una creatura, non sua, ma degli operatori e dei pazienti. Se fuso con l’ospedale, il territorio verrebbe ridimensionato. E l’ospedale non avrebbe più l’obbligo della cardiochirurgia, della neurochirurgia e della chirurgia toracica. Con inevitabile calo di risorse e personale». 

giovedì 19 settembre 2013

Mal di TAC

Noto che la bocciatura della delibera sulla TAV/TAC (argomento complesso, anche riguardo la
tratta in questione VE/TS) proposta dalla Giunta è stata accolta con soddisfazione da alcuni, sia alleati sia avversari. C'è un mix di rispetto dell'ambiente (condivisibile), paura del progresso tecnologico (con l'illusione che questo sia secondario al benessere economico e al welfare che vorremmo) e una certa rabbia verso questa amministrazione comunale e soprattutto verso il PD, considerato un'accozzaglia di borghesi che hanno ripudiato la lotta di classe (vero) e  i veri valori della sinistra e del rispetto dell'ambiente (non è vero), di cui solo" loro"sono i veri portatori. Il PD sta attraversando una fase difficile, su cui ora non mi dilungo, ma rappresenta un punto di riferimento per coloro che hanno ben presente i problemi e che sono in grado di presentare proposte praticabili. Quando mi chiederanno "Ma cosa avete fatto sinora?", risponderò che abbiamo cercato di far uscire Trieste dal suo isolamento e dalla sua regressione, con questa delibera e con altre azioni, come la continuazione dell'attività della Ferriera. Interventi complessi, nei quali non ci sono soluzioni facili. Ma ci abbiamo messo il massimo del nostro impegno, rifuggendo da populismi, anche di sinistra, e superficialità emotive, che rappresentano un vero pericolo per la buona amministrazione della nostra comunità. 

mercoledì 18 settembre 2013

Sanità triestina, torti, distorti

Compaiono recentemente sul Piccolo proteste di lettori verso la sanità triestina ritenuta da terzo mondo o per segnalare ipotetiche ingiustizie commesse nei confronti dei pazienti. Non posso condividere alcune di queste lamentele, che appaiono come interventi che nulla hanno a vedere con il desiderio di migliorare un bene comune, quale è la sanità.
Vorrei sottolineare alcuni punti.

  1. La sanità della nostra regione e di Trieste è di alto livello. Ho avuto occasione più volte di parlare con pazienti inglesi e americani che si sono complimentati per le cure ricevute, definite superiori allo standard dei loro paesi (per gli USA va fatto riferimento alle più comuni assicurazione di livello medio e medio alto).
  2. La crisi economica obbliga ad intervenire su sprechi, eccessi e ridondanze, anche se sinora  è stato possibile mantenere sempre alto il livello qualitativo. Ovviamente qualcuno protesta e protesterà sempre ritenendo che un intervento sia uno spreco per altri ma non per sé.
  3. La trasparenza del sistema e la partecipazione dei cittadini attraverso i loro rappresentanti è ancora carente nella nostra sanità e va assolutamente migliorata. È anche debole però il senso di responsabilità di alcuni cittadini che intendono vedere come torto ciò che non va nella direzione da loro voluta, anche se appropriato sul piano delle migliori evidenze scientifiche.
  4. Io ritengo che la professionalità degli operatori sanitari triestini sia alta e vada rispettata, salvo intervenire dove sia necessario, in rapporto a giustificati motivi.
  5. Veniamo da cinque anni di una gestione disattenta della sanità da parte della giunta Tondo. Nonostante ciò, i professionisti della sanità, dirigenti aziendali compresi, si sono impegnati per dare il massimo, con sacrifici personali non sempre facilmente sostenibili. L'assessore regionale Telesca sta dando confortanti segnali sul metodo e sulla linea di lavoro che si dovrà perseguire. Poco si potrà fare però se non vi sarà una convinta coesione tra i professionisti della sanità e i cittadini con i loro rappresentanti per seguire le logiche di una sanità basata sul senso di una comunità solidale e le migliori evidenze scientifiche, cliniche e organizzative. 

domenica 8 settembre 2013

Renziani a Trieste

Oggi è stato pubblicato un articolo a tutta pagina sul Piccolo riguardo ai nuovi riallineamenti in
casa del PD triestino, verosimilmente in vista del congresso. Alcuni direttamente, altri in seguito all'endorsement di Franceschini, hanno dichiarato che stanno con Renzi. Meglio un po' più tardi che mai. La motivazione più frequente: “ E' finita un epoca, bisogna prenderne atto. Solo Renzi sa interpretare la nuova fase che si sta delineando”. La strada non sarà così semplice, non credo che basti un semplice riallineamento. Molti dei valori delle forze che hanno dato vita al PD e la serietà dell'impegno di tanti sono ancora vivi. Il tutto andrà ritarato, condiviso con l'elettorato più ampio possibile e non dovrà essere dimenticato.
Peccato che il giornalista non abbia fatto cenno alcuno all'esistenza di una sparuta (all'interno del PD) avanguardia di renziani che hanno aderito al progetto di Matteo Renzi sin dall'inizio. Ne abbiamo sentite di tutti i colori, dai più divertenti (Bersani è un leader concreto, esperto, affidabile e capace di rivolgersi alle persone più serie) alle offese peggiori. Ma abbiamo creduto e crediamo ancora al progetto di Matteo Renzi.

L'importante è ora far risaltare le potenzialità non solo di una persona, ma di tutto il Partito Democratico, che non deve dimenticare di essere il veicolo di tante speranze, di sogni e dell'impegno di tanti, per sconfiggere in primis le sue titubanze e le sue nostalgie. Dopo sarà più semplice presentarsi come affidabile punto di riferimento contro populismi e delusioni varie.  

mercoledì 4 settembre 2013

Renzi e Letta, chi è il più ...

 Marina Sbisà mi scrive.
Aureo, spiegami questo mistero: Renzi si è sempre vantato che lui lo voteranno anche persone di destra, e così vincerà. Ma dopo che avrà vinto col voto di quelli di destra che cosa farà? non sarà forse in debito con loro così come Letta oggi è condizionato dal PdL nel governo? Ma allora quale è la differenza fra un Renzi e un Letta visto che tutti e due si appoggiano alla destra? o perché Renzi deve essere meglio di Letta?

Le ho risposto così.

Quello che farà uno dopo le elezioni non si sa mai. Per ora Bersani, di fatto, ci ha portato all'alleanza col PdL.
La differenza Enrico Letta / Renzi: il primo è stato nominato da Napolitano, non con un voto popolare e non ha fatto/detto nulla per superare Renzi nell' immagine di vincitor; il secondo ha mostrato come si può vincere, mentre gli altri, in testa Bersani, dietro Letta, erano/sono capaci di sbagliare un rigore a porta vuota.

Il voto di quelli di destra. Destra e sinistra sono ancora ben diverse, ma la gran parte degli elettori sono un mix delle due aree. Se a uno togli i blocchi passati (comunismo &SIMILI e il fascismo, con i vari anti), lo trovi più libero di seguirti su aspetti nuovi. Per es. alcuni aspetti del welfare, come sanità, scuola, sociale, pensione vanno bene anche a molti di destra. Idem il contrario, sia in termini positvi come il merito, sia negativi, come l'immigrazione. La sinistra che vagheggiano molti è spesso uno slogan, che serve per mantenere voti o pretendere vantaggi per sé ma non per condiverli , vedi il raporto garantiti/ precari o la lotta passata x difendere le vergognose baby pensioni. Una sinistra che pretende per sé e non lotta anche per altri è conservatrice. Progressismo è continuo cambiamento, adeguamento alla realtà. Dobbiamo passare dalla lotta di classe (che molti intendono poveri contro ricchi, pronti ad abbandonarla appena salgono di classe sociale) al liberalismo, la valorizzazione dell'individuo, legato ad altri da valori sociali. Non certo individualismo egoista o liberismo. In questa situazione ci muoviamo, con una credibilità scarsa dei politici e della politica Si vince con il 50% + 1, non ritenendo di essere i migliori, magari sbagliando. Perché non esiste uno scontro tra giusto (la sinistra)e sbagliato ( la destra, seppur democratica, come quella liberista), che noi confondiamo con populismo o fascismo.

Renzi ha capito che sono cambiati i tempi, che la sinistra conservatrice sbagliera' sempre i rigori e sta proponendo una nuova sinistra, liberal sociale, che è l'unica in grado di governare realmente. Se capirà che dovrà convincere anche l'anima laica della bontà del suo progetto, avremo probabilmente (sottolineo probabilmente) il leader in grado di portarci fuori dal pantano, anche con l'aiuto di Letta. Scusa la lunghezza, ma una risposta sintetica non ti sarebbe bastata

lunedì 2 settembre 2013

Lividoso, lividosia e critica

Livio Damini, che non ho il piacere di conoscere, ha replicato alla mia nota sulle primarie del PD, commettendo un errore che stravolge la sua   
 tesi.
Non certo proponendo i metodi del PCI per sostituirli a quelli del PD. Ognuno è libero di vivere solo di nostalgie. Non certo definendo lividoso il mio tentativo di rendere migliore il PD. Una volta sarei stato considerato un nemico del popolo e qualcuno avrebbe chiesto la mia testa. Va già meglio, anche se ognuno risponde come può quando non ha argomenti da contrapporre.
L'errore consiste nel richiamarsi allo statuto del PD che prevederebbe, secondo lui, la partecipazione al voto per il suo segretario nazionale solamente degli iscritti. Possono partecipare invece iscritti ed elettori del PD. Questo ho evidenziato, cercando di spiegare perché questa sia la soluzione migliore in questo momento.
La strada per risolvere le inadeguatezze storiche e recenti dell'Italia è più lunga di quello che pensiamo, anche perché molti che si riconoscono nella sinistra (spero avendo obiettivi comuni), preferiscono distinguersi per evidenziare ciò che divide piuttosto che ciò che unisce.

lunedì 5 agosto 2013

Il PD ritorni agli elettori, non appartiene agli oligarchi delle correnti.

La proposta di far eleggere il segretario al prossimo congresso del Partito Democratico solamente dagli iscritti, viene presentata da molti come un normale aggiustamento delle primarie. Con l’attuale partito, gestito in gran parte dagli oligarchi delle correnti e in difficoltà a presentarsi come alternativa credibile a questo centrodestra, è oramai chiaro che non basta l’antiberlusconismo non solo per  vincere, ma anche per far esistere un partito in grado di governare.
 Serve un PD forte, coeso, che rappresenti la sinistra capace di superare la crisi della socialdemocrazia postcomunista e che sia “per” (governare equamente il Paese) e non “contro” (i ricchi).  Per questo, dal congresso deve emergere una leadership autorevole e condivisa, non un segretario di facciata che consenta a tutte le correnti di continuare con le loro manfrine. Appaiono pertanto ambigui i tentativi di far prevalere l’idea che il segretario debba essere votato dagli iscritti e il candidato presidente del consiglio dagli elettori del PD, per non indebolire il governo Letta (già debole per altri motivi). Questa divisione dei ruoli è funzionale invece alle vecchie volpi per estromettere Renzi, l’unico che appare in grado di convincere una maggioranza di italiani a votare PD. Ci sarebbe una certa logica in tutto ciò se fossimo in una situazione stabile, ma non in questa estremamente precaria (crisi e economica, ancora forte il populismo egoista del berlusconismo, debole la credibilità e l’identità del PD). Si vuole far passare questa ipotesi come ovvia, sorvolando sul fatto che le varie regole elettorali non sono perfette e “spostabili” nelle varie situazioni, ma risentono delle condizioni storiche e attuali di un paese o di un partito e che devono trovare un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. 
Chi rappresenta ora il PD? Tutti gli elettori che si riconoscono nei suoi valori, ideali e programmi? I dirigenti con i vecchi militanti, sempre convinti di essere nel giusto, ma incapaci ad adeguare la gloriosa sinistra (che tanto ha fatto per portarci a questo grado di benessere sociale ed economico) ai tempi attuali? Per governare un paese in difficoltà serve avere un progetto credibile e un largo seguito, perché altrimenti non si governa per il bene comune, ma solo per il potere e per i privilegi, possibili anche se si è all’opposizione. 
Il congresso dovrà rispondere a tutto ciò. A tal fine vanno considerati due aspetti: il rapporto tra le regole elettorali e il partito che si vorrebbe (l’identità) è molto stretto; se ci sono dirigenti (che fanno le regole elettorali) intelligenti e corretti si può arrivare a un equilibrio tra forza di un partito (governabilità)  e partecipazione (rappresentanza). Altrimenti vincono i populisti delle correnti, facendo leva sulla nostalgia della socialdemocrazia postcomunista.
Perché questa ambiguità? Gli oligarchi sanno che se vince Renzi, non c'è futuro per loro, per chi ha distribuito con una mano vuoti slogan di una sinistra spesso nostalgica e talora retorica, mentre con l’altra teneva ben stretta la sua poltrona. Quando questa cupidigia diventa prevalente rispetto al mandato degli elettori, non c’è più credibilità e quindi la strada verso la frammentazione è avviata.  

Il PD deve trovare la sua identità e credibilità e condividerla col suo elettorato, ben più ampio di quello attuale. Proporre soluzioni ai problemi dell’Italia. Suscitare passione e speranze, perché politica non è solo interesse. Essere sinistra che sappia coniugare la difesa dei più deboli con lo sviluppo sostenibile economico, sociale e culturale dell'Italia. Solo cosi, con le primarie aperte, si può sostenere il PD per aiutare l'Italia. Facendo diversamente, ci chiuderemmo anche noi nel buio del populismo, questa volta però di sinistra.

martedì 16 luglio 2013

Le correnti balcaniche nostrane


«La verità è che da anni il XY si dibatte in un ginepraio di correnti, sottocorrenti, personalismi e cordate di potere. Nell’assoluta indifferenza di tutti e tacitando le poche voci di dissenso. Siamo diventati negli ultimi anni un’oligarchia di leader personali. Nessuno risponde più a nessuno e la balcanizzazione ci ha portato fino all’episodio drammatico della mancata elezione dei Presidenti della Repubblica da noi proposti». Chi l'ha detto? Dipiazza, Bettini (quale?), Muzzi, Prodani? Chi è XY? Il PdL, M5S, il PD o la DC? Chi risponde esattamente (o quasi) a tutte e due le domande, vince una coppa; se a una sola, la coppetta. Giovedì a Muggia (taverna Cigui) la premiazione.

mercoledì 10 luglio 2013

Il PdL ha perso la testa e provoca, il Pd sulla difensiva, ma forse evita l'autogoal

Difendo l’indifendibile. Tecnicamente (una richiesta di sospensione per una riunione di gruppo) ci sta. L’immagine è però quella di aver calato per sempre le braghe. Qualcosa di meglio si poteva fare.Non molto preoccupante, si supererà anche questa, questo PD da tempo viene votato per la mancanza di un’alternativa. Ora il PD ha però un (debole) credito verso il PdL che potrebbe far valere in caso di ulteriore psicodramma interno del PdL legato alle vicende giudiziarie di Berlusconi e può mitigare la tensione creatasi al governo. Poi, se volesse, potrebbe imprimere un’accelerazione (si fa per dire) dell’attività di governo, poiché sanno tutte e due che non possono andare alle elezioni. Calma e sangue freddo. L’impossibile convivenza deve durare quasi due anni, quando potrà accadere di tutto. Basta non stare col cerino in mano. Per ora, poco altro si può fare, se non pretendere dal PdL una dichiarazione di netto sostegno al governo Letta.

domenica 9 giugno 2013

Il centro destra si ricorda della sanità

Il centrodestra (i consiglieri Marini del PdL e Mara Piccin della Lega Nord) contestano le dichiarazioni del consigliere regionale Rotelli (la riforma Tondo va abrogata) e del Presidente Serracchiani (l’aumento dei ticket sanitari sarà abolito), per giustificare la loro sconfitta politica.
Quella non era una riforma di riorganizzazione dell’attività sanitaria, partendo dai bisogni delle persone (come serve e come questa giunta farà), ma una sforbiciatina qua e là.
Se Tondo ci credeva, poteva farla partire prima delle elezioni, per dimostrarne l’efficacia.
Per quanto riguarda l’aumento dei ticket, si è constatato (come era immaginabile) che hanno prodotto un doppio danno: un minore gettito per lo Stato (con un maggior ricorso al privato per la competitività della spesa) contemporaneamente alla riduzione della cure per i meno abbienti, che non riescono a sostenere tale aggravio.
Fa bene Serracchiani a eliminarli e a ripartire dai bisogni delle persone (le fondamenta della buona sanità), nell’ambito della compatibilità economica, che potrà essere ottenuta intervenendo sugli sprechi e non eliminando genericamente i vertici dell’organizzazione.
Non ci sarà nessuna macelleria sociale, perché il personale è la struttura portante di una buona sanità. E questo Serracchiani e l’assessore Telesca lo sanno bene.

mercoledì 29 maggio 2013

la nuova segreteria PD Trieste

"Stefan Cok presenta la sua nuova squadra, fuori i giovani leoni ". Non più tacchini sul tetto. "Tra gli esclusi Aureo Muzzi". Non questa volta. Stefano mi ha proposto di entrare in segreteria, ho apprezzato il tentativo di aggregare anche chi come me è considerato ai margini (forse perché distinguo gli errori dalla fedeltà muta). Non ho accettato, offrendogli la mia disponibilità a costruire l'identità del PD per rappresentare le speranze e le volontà dei nostri elettori, anche quelli delusi e respinti.
Insomma,troppi pochi capelli per fare il giovane leone escluso. Me l'ha proposto ma il ruggito mi viene male con la mia r.

martedì 30 aprile 2013

Via l'IMU, basta con le primarie, diamo ai ricchi quello che è dei ricchi

Così, giusto per capire l'aria nuova che tira, per chi si era illuso che la necessaria riconciliazione nazionale sia già compiuta
 I Berluscones vogliono far capire chi comanda, per preparasi alle nuove elezioni: abbasso l'IMU, la nuova giustizia sociale, che toglie ai ricchi (l'IMU) per darla (per la testa) ai meno abbienti, che avranno così meno risorse dallo Stato. Tasse più giuste per favorire i più bisognosi e rilanciare l'economia potrebbe essere uno slogan della sinistra. Invece Berlusconi ha anticipato tutti.
Basta primarie  (non sono la panacea, vanno migliorate, ma sono uno dei pochi strumenti che possono ridare al PD una credibilità e dignità democratica). I dirigenti PD hanno capito tutto. Passata la bufera dell'inginocchiamento ai 5stelle e dei 101 franchi (?) tiratori, tutto può ricominciare come prima. Come ti frego l'elettore.

il nuovo segretario del PD: nuovo o nuovista?


Da qualche giorno si sente parlare della convocazione, a breve, dell’assemblea provinciale di Trieste del nostro partito, per l’elezione del prossimo segretario provinciale, dopo le dimissioni del sen Russo da tale incarico, in quanto eletto a Palazzo Madama.
Ritengo opportuno che tale data venga stabilita con adeguato anticipo in modo da consentire ai circoli di riunirsi, assieme ai componenti dell’Assemblea stessa presenti in ogni circolo, al fine di discutere i criteri di tale nomina. Le opinioni così espresse potranno così essere riportate nell’assemblea e aiutarla in una scelta che è ben più difficile di altre volte. Non si tratta di esprimere solo un nome, ma di capire soprattutto in che contesto tale nomina avviene e con che prospettive.
L’attuale situazione politica nazionale e locale è cambiata in breve tempo, tanto da ritenere poco chiaro se siamo nello stesso partito di pochi mesi fa e con gli stessi obiettivi. Credo che, così facendo, sarà possibile individuare una figura rappresentativa dello spirito unitario del nostro partito e in grado di affrontare le sfide locali e nazionali a cui andremo incontro, in modo tale da guidare quel processo di riavvicinamento ai nostri elettori sempre più delusi e di rafforzamento della credibilità delle nostra classe dirigente, della nostra identità e dei nostri valori, che appaiono a tutt'oggi troppo incerti Tutto ciò ci consentirà di essere ancora più decisivi per il buon governo della nostra città, della nostra regione e del nostro paese.

domenica 21 aprile 2013

Senza partecipazione non c'è quella democrazia che a parole pretendete


Secondo voi, da dove si può ripartire?
Scalfari La Repubblica:" Il Pd non ha proprietari, non c'è un Re nel Pd. Però ci sono i vassalli l'un contro l'altro armati. È una fortuna non avere un Re ma è un terribile guaio esser dominati da vassalli e valvassori". D’accordo, ma bisogna spiegarlo a una parte del PD che non lo ha capito e all’altra che lo ha capito, ma gli va bene. Sarà dura, ma se vogliamo salvare la sinistra, dobbiamo farglielo capire quanto prima, partecipando alla ricostruzione di un partito di sinistra.  Non avete voglia? Senza partecipazione non c'è quella democrazia che a parole pretendete
"…non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale, potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica."
La Politica è l’arte del compromesso perché altrimenti avremmo tanti partiti quanti sono gli elettori. Rodotà avrebbe potuto essere il pontiere tra M5S e sinistra, o almeno smontare le astuzie, (chiare per molti, meno per il PD) di Grillo e Casaleggio. Invece demonizzandolo, si favorisce l’afflusso degli elettori  delusi del PD e di SEL al M5S. Non colpevolizziamoli, non tutti seguono attivamente la politica (questa poi) come i militanti.
"In politica, come in tutte le cose della vita, ci vuole il cuore, la fantasia "(quasi assenti in alcuni PD), "il coraggio ma anche il cervello e la ragione". (poco utili se usati per far perseverare gli errori tattici e strategici del PD )

"Riempire i seggi parlamentari con persone alla prima loro esperienza, mantenendo però in piedi un ristrettissimo apparato, aumenta la partecipazione della base soltanto nella forma ma non nella sostanza".(il trucco funzionerà ancora se li lasciamo fare)

C Bertini La Stampa . Barca intanto vota Rodotà, spiazzando la sinistra DS del PD. "Civati taglia corto, «Barca si è giocato la sua leadership» e Fassina,… con Sel «ormai è rottura»." 

venerdì 19 aprile 2013

Alla vigilia della votazione decisiva per l'elezione del capo dello Stato se ne va.

  • La Repubblica.
    "Bersani si dimette".  Mai il tempo giusto in questi ultimi mesi, neanche quello delle dimissioni, alla vigilia della votazione decisiva (forse) per l'elezione del Capo dello Stato.
Sarà un'altra storia, sicuro. Ma non sarà così facile.  Senza una leadership già pronta, teste calde, voltagabbana e capipopolo troveranno terreno fertile.

giovedì 18 aprile 2013

Il mal di pancia autorizza tutto. Quasi


Il senatore Francesco Russo, neosenatore e segretario provinciale del Partito democratico di Trieste, ha dichiarato che ha votato Franco Marini “con uno straordinario mal di pancia e per un solo motivo: è la proposta del mio segretario Bersani ed è stato votato a maggioranza dall'Assemblea dei grandi elettori della coalizione di centrosinistra.”

Gli è bastato un po’di mal di pancia per deludere i tanti cittadini che lo hanno eletto e che stanno protestando per questo voto. Votare Marini, infatti, ha significato schierarsi con quella parte del partito che non riesce a liberarsi dalla logica degli accordi sottobanco, portando così il partito vicino alla spaccatura. E’ ora che anche a livello locale se ne traggano le conseguenze.

In questa situazione che rischia di diventare drammatica era ed è fondamentale che la politica torni a rappresentare i cittadini. Tutto ciò accade alla vigilia delle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia dove si può, da parte di Debora Serrachiani, ancora far arrivare un chiaro e forte segnale di cambiamento.

Al gazebo PD


Votare Marini ha significato schierarsi con quella parte del partito che non riesce a liberarsi dalla logica degli accordi sottobanco, portando così il partito alla rovina. 
In questa situazione che rischia di diventare drammatica era ed è fondamentale unire cittadini e politici. Dispiace che tutto ciò venga fatto poco prima delle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia dove si può ancore dare un chiaro e forte segnale di cambiamento con Debora Serracchiani
No al presidente dei partiti, sì al Presidente della buona politica e dei cittadini
Per protestare contro questa politica malata, assieme a Sandro Zagatti ed altri, mi troverò oggi, giovedì 18, alle 19 al gazebo del PD di piazza della Borsa.

mercoledì 17 aprile 2013

No al baratto tra PD e PdL per il Quirinale.

No al baratto tra PD e PdL per il Quirinale.
"occupati" i gradini della sede del PD Trieste. Grazie all'organizzazione e alla penna di Sandro Zagatti

No al Baratto per il Presidente della Repubblica

Alle 19 Sandro Zagatti ci convoca alla sede del PD di via XXX ottobre 19 per protestare contro un 'accordo PD _ PdL per la scelta del Presidente della Repubblica. Ritengo che in condizioni normali, stabilire l'arbitro (il Presidente) di comune accordo sarebbe auspicabile. Ora, però, non ci deve essere nessun dubbio che sotto ci sia il baratto: un Presidente della Repubblica che vada bene a uno che lascia libero il posto all'altro. Non vorremmo scoprire tutto ciò dopo le elezioni. Abbiamo il diritto di saperlo prima. Altrimenti il rischio per la perdita di credibilità dei partiti sarà troppo alto per non vederne a breve le gravi conseguenze.

sabato 13 aprile 2013

2 modelli di partito, due ipotesi di salvezza?


Più che renziano, mi sento da sempre rinnovatore, in politica e sul lavoro. Non so perché. E' così. Non è un giudizio, ma una sensazione di stato. Pensavo a questo rileggendo il manifesto di Barca che  offre diverse chiavi di lettura e stimoli in tal senso: 
1)  ci ha messo passione nel scriverlo (penso); di questi tempi, in politica va già bene
 2) fa una buona analisi della crisi politica (va letta per chi non ha avuto tempo per leggere centinaia di articoli); 
3)  chiamato sottovoce da un partito disperato, alla ricerca di leader, arriva da maestro che dà i compiti per casa: rifare tutto. Già dà fastidio a molti 
4) pone con forza una proposta (finalmente): per salvare l’Italia, bisogna cambiare i partiti, della sinistra in particolare, cioè il PD (!?) 
5) presenta i limiti della soluzione socialdemocratica (in Italia c’è una all’amatriciana) e liberista
 6)  Dove? Nel nuovo partito! Come? Con la mobilitazione cognitiva, cioè la partecipazione consapevole  
7) operativamente una periodo limitato della vita una/o dona alla collettività la sua esperienza (già formato quindi!)
 8) Perché uno dovrebbe impegnarsi? Perché impara e poi, esce dal partito e applica nella sua nuova vita professionale ( quello che succede ai politici del mondo anglossassone). Poi l’equilibrio tra indipendenza e imitazione. Insomma, puntare sugli aspetti psicologici più che sull’attuale binomio potere/soldi (e sesso) 9) separazione tra funzionari di partito (che non possono candidarsi) e eletti (veri rappresentanti dei cittadini). Poi riduzione netta del finanziamento pubblico dei partiti.
Ho notato molti punti in comune con il testo del mio amico Mario Rodriguez, che è rimasto molto colpito da questo testo (forse perché è un’occasione persa), con due differenze: 1) Mario scrive due pagine e cerca  lo snodo di questa crisi attraverso una soluzione semplice: basta con il finanziamento dei partiti 2) il partito di Mario è più agile, adatto ai tempi dove c’è poca voglia di fare politica “alta”, mentre quello di Barca ripropone nella forma, il vecchio PCI: un partito di funzionari che non possono essere eletti ma controllano tutto. Infatti, se gli eletti arrivano direttamente dalla società civile, mancano di quelle conoscenze tipiche del politico navigato, che, in questo caso, verranno fornite dai funzionari, veri controllori del sistema. MA QUELLO CHE CONTA è CHE SI COMINCIA A DISCUTERE DI COME GOVERNARE L’ITALIA SENZA CHIEDERLO A QUESTI POLITICI; ORAMAI INCAPACI DI OFFRIRE SOLUZIONI ALTERNATIVE ALLO LORO CONSERVAZIONE.
Ma attenzione. Non vorrei che qualcuno a casa PD pensi: Fin che Barca va, lascialo andare, poi si vedrà.

Noi discutiamo

Bella e animata chiacchierata a Cara Democrazia su questa crisi politica. Molti Pdini, perché al PD questi dibattiti non si fanno perché disturbano la dirigenza. In contemporanea con l'uscita del documento di BARCA, dove ho trovato molti punti in comune con il nostro dibattito: la crisi della dirigenza di questo PD, la partecipazione. Mi è piaciuto di meno la formula partito (quasi un PCI rinnovato) e l'elaborazione troppo teorica e ottimistica. Ma ci sarà tempo per riparlarne.

mercoledì 10 aprile 2013

L'ARR con Matteo Renzi a Trieste

L'ARR (associazione reduci renziani) in panchina, pronta ad entrare in campo con Matteo Renzi. Dietro il palazzo della Regione, poi uno che fotografa il fotografo e chi guarda la foto: La reciprocità della politica.

giovedì 4 aprile 2013

Renzi a Trieste

Renzi a Trieste mercoledì 10 aprile. Sarà alle 12.00 al gazebo del PD di piazza della Borsa

mercoledì 3 aprile 2013

Le elezioni. E dopo?

io avrei un'idea...Nulla ci vieta di mettere insieme più idee per riprenderci il nostro futuro
venerdì 12 alle 18 in via Donizetti 5a con Cara Democrazia

La catena del potere

Vale un po' per tanti

martedì 2 aprile 2013

La moralizzazione della politica e i buoni programmi per lo sviluppo secondo Morelli

Concordo con molto di quanto scrive oggi Roberto Morelli sul Piccolo, meno il suo assunto: la mera moralizzazione delle spese dei partiti rischia di essere fuorviante rispetto alla necessità di presentare serie proposte per lo sviluppo. Quando parlo con amici e conoscenti, trovo in quasi tutti un crescente scetticismo verso i politici, ritenendoli “tutti uguali “, poco propensi ad affrontare i problemi del paese, perché più interessati a difendere le loro carriere e i soprattutto i loro privilegi. La cronaca è ricca di esempi in questo senso. I programmi si ripetono da tempo come slogan che appaiono sempre più vuoti, anche perché raramente si è dato seguito alla risoluzione dei problemi. È vero che le numerose sollecitazioni a moralizzare la politica sono state recepite dai partiti debolmente e tardivamente, tanto da suscitare un legittimo scetticismo come segnala Morelli, anche perché il ridimensionamento dei contributi ai partiti non recherebbe un significativo vantaggio per l‘economia dell’Italia. L’elettore sceglie un partito in rapporto ai programmi e soprattutto alla credibilità e alla fiducia di chi li propone. Se queste ultime non ci sono, come gli stessi politici ogni tanto avvertono, non c’è neanche l'interesse da parte loro a presentare programmi che necessariamente sono complessi e devono affidarsi alla credibilità dei politici, che è debole. Programmi ben precisati (casomai tutti i partiti fossero in grado di presentare) creerebbero ancora più scetticismo e fratture nell'elettorato. Una spirale da cui uscire solamente con la buona politica, cioè credibilità e buoni programmi 

lunedì 1 aprile 2013

Gli equivoci della vita


La vita è spesso un equivoco, l'amore di più e la politica ancora di più.

Il "merito" di Grillo


Tanto dibattito politico sul web, per smontare, ridicolizzare le proposte del M5S. Questo ha almeno il merito di aver risvegliato dal suo torpore politico la base del PD, che per ora si limita a dire NO a Grillo. Qualcosa che  crei nuovi consensi non c'è.È tempo che le proposte nascano da un dibattito “attorno” al PD, con persone fuori dai giochi di potere e di carriera, capaci di ispirare quella fiducia, senza la quale le tante proposte sono solo ripetuti slogan privi di possibilità di essere portati a buon fine.

sabato 30 marzo 2013

UN PARTITO CON LE SPALLE AL MURO R Weber

Ascolto molti e leggo sul web in questi giorni il coro dei miei amici PDini: gli altri non hanno capito la nostra proposta, mai col PdL (condivido la sofferenza, meno la virginità), Bersani è il migliore, l'unico. Sarà difficile affrontare la difficilissima situazione italiana con questo tifo da curva nord. Una soluzione ci sarebbe: i capi corrente del PD dicano le cose come stanno ai loro militanti.Per cominciare, sottoscrivere l'articolo di Roby Weber, non certo un berlusconiano Così, forse, ce la potremmo fare

ROBERTO WEBER IL PICCOLO 31 MARZO 2013. Trovare una definizione per le mosse del Pd nei giorni che hanno fatto seguito alle elezioni, non è cosa semplice. Dopo aver mancato la vittoria al Senato e aver superato d’un soffio il centrodestra alla Camera, i vertici del Pd hanno ritenuto bene di eleggere uomini “propri” delle due Camere, di puntare con Bersani alla presidenza del Consiglio e, strada facendo, di immaginare che ai vertici della Repubblica dovesse andare una personalità di “altissimo” spessore (ci mancherebbe), ma naturalmente “loro”.La sensazione è che le altre forze politiche (Pdl, Lega, centristi, M5S) li abbiano lasciati sbizzarrirsi in una prima fase, poi abbiano semplicemente detto “basta”, chiudendo a Bersani e preparandosi a incidere pesantemente sull’elezione del Capo dello Stato. Come Prodi nel 2006, il Pd ha sopravvalutato le proprie forze, mostrato una buona dose di arroganza, dato prova di rara insensibilità politica. Ora c’è la resa dei conti. Berlusconi è ben disponibile a una grande coalizione che accolga tutti salvo il M5S e a lasciarla subdolamente guidare a Bersani. Contestualmente - e a ragione - chiede che alla presidenza della Repubblica vada una personalità di “garanzia”. Stessa posizione per il leghista Maroni. Beppe Grillo ribadisce la vocazione autoreferenziale del M5S, disponibile nella fase attuale a votare solo per un governo a guida M5S; quanto al Quirinale, si tiene le mani libere e la disponibilità a votare una personalità vicina alla sensibilità di parte rilevante del Pd. Mario Monti, pensiamo possa propendere per l’ipotesi delineata dal capo del Pdl. E il Pd? Qualunque cosa faccia, in questo momento il Pd rischia di pagare un prezzo pesante. La guida di un “governo” politico che veda al suo interno anche esponenti del Pdl (fino a ieri definiti “impresentabili”) si tradurrebbe in una emorragia di consensi - presumibilmente verso il M5S. Il sostegno a un governo di “scopo” guidato da una personalità estranea al mondo dei partiti che nasca magari con il sostegno esplicito o implicito del M5S, comunque lo delegittimerebbe agli occhi di pezzi estesi di elettori moderati o ex-moderati. La situazione naturalmente è destinata a ripetersi tra brevissimo quando si tratterà di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Quanta parte del Pd è disposta a cercare o ad accogliere i voti che possono venire dai centristi o dal Pdl e dalla Lega, e quanta parte invece preferirebbe le incursioni o la sponda del voto grillino in particolare se ciò significasse sbarrare per sempre la strada a Berlusconi? Giunti a questo punto, qualunque scelta per il Pd comporta un prezzo da pagare in termini di consenso, di immagine e di credibilità. Il guaio sta nel fatto che questo prezzo si trasferisce automaticamente sul Paese in termini di governabilità mancata, di scelte che investono le massime cariche istituzionali dettate da opportunità politiche contingenti, di incentivazione inevitabile delle peggiori pulsioni particolaristiche e antipolitiche degli italiani. E tutto ciò costituisce un elemento di relativa “novità” per la storia della sinistra italiana, che nei momenti cruciali aveva sempre saputo privilegiare gli interessi nazionali. Ci sembra che questa volta non sia stato così, quasi che fosse più importante garantire la sopravvivenza di un gruppo dirigente, piuttosto che dichiarare la propria “inadeguatezza” e aprire subito la strada al “nuovo”. Gli italiani perdonano tutto, salvo la sconfitta, e a uscire sconfitto oggi è il Pd.

venerdì 29 marzo 2013

I puri poco duri della sinistra soft

Un governo subito con chi voglia seguire le indicazioni del Capo dello Stato. Basta con questi virginali rifiuti suicidi. 

Penso a un governo del Presidente, con personalità esterne ma anche del Parlamento, non 

tecnici puri, con appoggio esterno del Pd e del PdL o altra formula che gli consenta di 

affrontare le priorità: Lavoro, economia, legge elettorale, moralizzazione della politica (via 

tutti i privilegi). Non certo un governo PD PdL.

giovedì 28 marzo 2013

I bersaniani alle primarie e ora

quelli che non volevano i voti dei moderati alle primarie e adesso sbavano per fare un governo con la Lega Nord...(T.Martinetti)

lunedì 25 marzo 2013

La conversione elettorale

Ospedalieri in "festa" per la conversione del Cittadino per il Presidente Bonivento dopo la sua deludente candidatura nel centrodestra nelle precedenti comunali. Gareggerà per i il centrosinistra alle prossime regionali.

domenica 24 marzo 2013

Fassina il nostalgico


Per Fassina &co qualunque dissenso o proposta alternativa significa tradimento. Nel vecchio, ma proprio vecchio PCI era così. Io spero che Bersani porti a buon fine il suo difficilissimo tentativo. Pur conscio che questo PdL fa un pessimo servizio all'Italia e anche a quanti si riconoscono in una destra non populista, bisogna però prendere in considerazione che se vogliamo fare delle riforme essenziali, tipo la legge elettorale ed eleggere un capo dello Stato di garanzia, un qualche minimo accordo con il PdL, forse, sarà necessario. Discutere di ciò è democrazia e voglia di far vivere il PD che non sia autolesionista


sabato 23 marzo 2013

Le tecniche di Casaleggio e il riformismo dall'alto: chi vincerà?

Queste due frasi potrebbero essere la sintesi del lungo articolo, che chiunque crede che l'elezione di Boldrini e Grasso rappresenti il necessario cambiamento del PD e la contromossa vincente di Bersani dovrebbe leggere. Ma può anche evitarlo se vuole credere che i tacchini sul tetto portino giaguari nel fagottino.
"Casaleggio...per semplicità di realizzazione  e furbizia sembra Hitler che passa dal Belgio mentre i francesi ( il Pd) lo aspettano sulla linea Maginot.
Condividiamo tutto quello che sembra rappresentativo del profondo. Ecco perché nessuno condivide mai i video di Bersani."

venerdì 22 marzo 2013

Rotellismo

Il rotellismo sta alla sanità come il marxismo al capitalismo. Infatti da tempo penso al moto "Salviamo il progetto Rotelli dal rotellismo".

giovedì 21 marzo 2013

L'unico antidoto è la buona politica

Così, giusto per chiarire qualche ragionamento superficiale
L’UNICO VERO ANTIDOTO È LA BUONA POLITICA. Il Piccolo 21.3.2013



di DINO AMENDUNI Dopo mesi di tentativi andati a vuoto, il centrosinistra ha creato i primi imbarazzi al Movimento 5 Stelle e questo è accaduto non a causa di scelte comunicative efficaci ma esclusivamente grazie alla buona politica e a una sorta di effetto virtuoso Boldrini-Grasso. Prima di sabato scorso gli argomenti anti-Grillo non avevano funzionato perché i difetti addebitati al Movimento 5 Stelle sono presenti, da tempo, nelle forze politiche tradizionali. Qualche esempio: 1. Nel Movimento non c’è democrazia interna. Difficile ricordarsi episodi in cui Forza Italia e il Pdl (cioè Berlusconi) hanno preso decisioni in modo collegiale. È altrettanto difficile considerare alcune scelte del centrosinistra (ultima: i famosi candidati “paracadutati” dopo le Primarie per il Parlamento) coerenti con il concetto di democrazia interna. 2. I candidati al Parlamento del M5S sono inesperti. Vero, succede nel M5S come è successo tante altre volte nelle ultime elezioni (2006-2008-2013) col Porcellum. Parlamentari senza né voti né talento sono stati eletti al primo mandato e in alcuni casi persino al secondo. 3. Grillo attacca l’articolo 67 della Costituzione e non lascia i grillini liberi di votare autonomamente. Ricordate molte circostanze in cui i parlamentari all’interno dello stesso gruppo parlamentare, nel recente passato, abbiano votato secondo coscienza e non secondo le indicazioni del capogruppo? (Ruby nipote di Mubarak valga come esempio generale). 4. I parlamentari del Movimento 5 Stelle sono irresponsabili perché non fanno accordi per il bene del Paese. Chissà quanti governi, quante giunte, quante maggioranze sono crollate (contro la volontà degli elettori) per beghe di partito, ricatti incrociati, correnti, interessi personali e comunque per nulla che avesse a che fare con il buon governo (e aggiungo: è difficile allearsi con forze politiche negli anni ti hanno prima ignorato, poi deriso, poi talvolta insultato). 5. Grillo non consulta la base per le decisioni riguardanti le alleanze. Sostituite “Grillo” con un qualsiasi altro nome di un leader politico nazionale degli ultimi anni: il risultato non sarà poi cos?ì differente. 6. Se Grillo ci riporta a votare presto, perderemo 390 milioni di euro per organizzare nuove elezioni. Vero anche questo. Ma ci siamo dimenticati di tutti gli election day boicottati in questi anni per mere ragioni di opportunità politica? Utilizzare questi argomenti è stato e sarà inutile. È bastato indicare due nomi di alto profilo istituzionale come Laura Boldrini e Piero Grasso, due nomi nuovi alla politica ma non per questo inesperti, portatori di chiari riferimenti simbolici in discontinuit. con i loro predecessori Fini e Schifani, per creare imbarazzo al Movimento 5 Stelle, soprattutto al Senato dove i grillini erano decisivi. Sono bastate due frasi di Boldrini e Grasso («ci riduciamo lo stipendio del 30%» e «faremo lavorare i parlamentari dal lunedì? al venerdì, il doppio delle ore, ci sembra il minimo») per far saltare il coperchio in un istante su ciò che non è stato fatto nel precedente Parlamento (a maggioranza di centrodestra). Tutto questo offre tre insegnamenti al mondo politico “tradizionale”. 1: il Movimento 5 Stelle è una forza politica e va contrastata politicamente, inutile fissarsi troppo con la comunicazione. 2: i grillini sono il sintomo, non la malattia. Il loro consenso diminuisce al miglioramento dei processi democratici delle forze politiche tradizionali. 3: il Movimento 5 Stelle è una variabile dipendente della politica italiana, perciò Pd e Pdl dovrebbero guardare a casa propria e spingere su un rinnovamento radicale, più che concentrarsi sui difetti del M5S. di Dino Amenduni

mercoledì 20 marzo 2013

Il Politichese di Bersani

Su Sky dove nei talkshow si ragiona, senza urlare, senza la piazzze e senza la ggente indignata a comando: “ M5S è un movimento che si parlamenterizza, non resta nelle piazze” C’è speranza. 
“I tagli degli stipendi sono retorici; la notizia vera è che il parlamento lavorerà da lunedì a venerdì” . Grillo a Boldrini e a Grasso ): “Chiedete ai parlamentari il dimezzamento dello stipendio!”. Altro che il 30%, sempre dietro a Grillo. 
“Bersani ha problemi di linguaggio. Deve rivolgersi non ai partiti in politichese, ma agli italiani, in modo chiaro e spiegare ciò che intende fare. Altrimenti perderà”. Quello di Bersani temo non sia politichese, quanto una caratteristica personale.

Nuovi sondaggi, vecchi gattopardi

E' solo un sondaggio, ma comunque mi  dà l'idea che al PD più di qualcuno sta pensando alla contromossa.  Non più ghepardi o tacchini sul tetto, ma gattopardi.
"Tutto cambia affinché nulla cambi" (Don Fabrizio, il principe di Salina, al cavaliere Chevalley sceso in Sicilia per cercare la classe dirigente del nuovo Regno d'Italia. Il gattopardo.).

sabato 16 marzo 2013

Io sono solo un cameriere, nessuno mi ascolta

G: “Io sono solo un cameriere, nessuno mi ascolta”. Poi mi spiega chiaramente la delusione per il comportamento del suo partito, il PD, e perché ha votato Grillo. Noi abbiamo bisogno di gente come G, non solo per recuperare voti, ma per recuperare il senso della comunità. C’è ancora un posto per lui nella lista del PD?

lunedì 11 marzo 2013

Il web di Grillo e i circoli del PD


Dopo l’incontro  Km + idee. Cosolini forse si è “inombrato” perché ho osservato che eravamo in una sale elegante. Non era una critica alla sua iniziativa, anzi. Questi incontri avvengono sempre in sale eleganti, costose, in centro città, probabilmente per arrivarci comodamente. Questo pone dei problemi: molti partecipanti non amano sale sobrie, periferiche ma non intendono partecipare alle spese, preferiscono il finanziamento pubblico ai partiti. Mi da l’idea che sia più una taccagneria che una scelta di democrazia.
Poi con alcuni amici. “Grillo non ha vinto perché ha saputo usare il web, ma per aver saputo intercettare il malessere generale”. Vero solo in parte. E’ partito col web  perché poco costoso e più semplice per raggiungere in tempi rapidi una quantità enorme di persone. Questo ha anche consentito a molti “timidi” di intervenire nel dibattito anche senza “preparazione” politica , coperti dall’anonimato della rete e di usare la rabbia come approccio politico. Ciò è molto difficile quando si tratta di sale con molti presenti, in cui prevale in molti la difficoltà di parlare in pubblico o la tendenza a fare interventi alla ricerca dell’applauso facile, ma poco al ragionamento compiuto. Qua dovrebbe entrare in gioco il ruolo dei circoli del PD, eredi delle sezioni del PCI e della DC, veri orecchi degli umori (le emozioni) del popolo. Tutto veniva discusso nel circolo, poi riportato ai vertici e rielaborato.. Ora i circoli si sono rinchiusi su se stessi e si sono resi necessari i sondaggi,  che sono scientificamente più corretti, ma portano numeri, non emozioni che sono spesso alla base del voto.  Da non sottovalutare poi l’effetto ospitalità del sito web di Grillo e dei meetup, dove non si cerca di convincere quanto di accogliere chi è curioso o deluso e si avvicina per capire.
Appoggi quindi il M5S? No, ho ben presenti i limiti del grilliamo, che preferisco analizzare prima di demonizzare.

domenica 10 marzo 2013

La "ditta" di alcuni PD

Indagati tre PD + un ex (Moretton , capogruppo che doveva vigilare, o no?) per peculato rispetto all’uso dei fondi pubblici ai partiti in Regione. Lupieri che rinuncia alla candidatura. Vogliamo fare qualche riflessione su questo PD in vista delle elezioni regionali? Qualcuno ha qualche responsabilità politica o no? Cosa è il PD, una ditta personale o un partito che rappresenta tanti cittadini, con i loro sogni e speranze? Tutti ingenui?

"Ghe le go cantade!" Ma a chi? Ma va là!"

Quello che ho detto, più o meno, all'incontro opportunamente organizzato dal papà della città, Roberto Cosolini  

  Sono imbarazzato per questo intervento: sala elegante, poco adatta per ragionamenti compiuti; 5 minuti sono pochi per  soddisfare le aspettative di chi cerca la figura salvifica,sperando di non coinvolgersi troppo, di continuare a delegare; sono consigliere comunale del PD, quindi dovrei intervenire all’interno del partito e questo incontro è dedicato ai non iscritti. Ma il PD deve aprirsi.
C'è uno smarrimento diffuso (come mai abbiamo perso noi che abbiamo capito tutto? mancanza di riferimenti certi e di adeguate alternative; sembra si voglia continuare come nulla sia successo) . Bersani va supportato, senza inutili polemiche. Ma a livello locale, noi abbiamo trra poco più di un mese le elezioni. regionali. E non dobbiamo evitare una discussione che ci porti a rappresentare al meglio tanti elettori. Le notizie sulla scandalosa gestione dei fondi dei gruppi regionali, anche del PD non ci aiuta a darci l’immagine di un partito attento al rapporto con l’elettorato, alla sobrietà e all’etica. Nessuno vedeva quello che succedeva?
·        Quale aspettativa: un governo che affronti i problemi del paese, un partito che non ci/si prenda in giro sostenendo di aver vinto e che ci rappresenti senza aggiustamenti di facciata
·         Da dove ripartire? 1) Da un ritrovato senso per la politica, che sia più strumento pergovernare che strada per arrivare al potere) 2) e  da Cosa sia sn e dx . Non bene e male, ma 2 modi di aggregazione, io sinistra. Non quella del Riformismo dall’alto, che  ci ha rovinato: Noi sappiamo cosa è bene per voi, voi ci votate, ci lasciate lavorare e dopo casomai ne riparleremo.
Capire cosa  ci serve,
1.      Un progetto politico chiaro e condivisibile, una sinistra del 2013, quando la vera sfida è tra democrazia e capitalismo
2.      Credibilità, fiducia reciproca e senso di comunità. Fiducia ? nella politica, nei partiti, nei politici (anche tanti della società civile) che devono rinunciare ai loro privilegi   
3.      dove abbiamo sbagliato?
4.      cosa ci unisce? Siamo un mix di militanti  in pensione di una sinistra del 900 e persone che sentono la necessità di aggregarsi per affrontare in problemi in base a valori comuni, tipo eguaglianza, solidarietà l’idea di un mercato con regole, ambientalismo. Non basta . Corriamo il rischio di chiuderci in un recinto se non impariamo a confrontarci con gli altri.
5.      Capire cosa significa ascoltare http://aureomuzzi.blogspot.it/2013/03/ascoltare-parlare-girare.html
6.      solo dopo le proposte, che senza credibilità  e fiducia verso i partiti ( mi riferisco però in particolare al mio partito, il PD) servono a poco. .
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Quindi, chi può farlo?    Non certo i partiti da soli

1.      Penso a chi dice che nons e la sente di parlare in pubblico, in sale come questa, ma ha idee  più sensate di tanti big
2.      Penso a chi s a leggere il presente e pensare al futuro, chi ha capacità di vision:.
         i dirigenti di questa città che guardano con sufficienza chi fa politica .Si facciano avanti.
         Poi gli intellettuali che di mestiere interpretano il presente e ci proiettano nel futuro. Si facciano avanti, non pensino solo alle loro pubblicazioni e ai congressi
     Partecipino a  questa fase di ricostruzione di una comunità, restituiscano alla società almeno un poco di quanto hanno ricevuto.Non dobbiamo aver paura di perdere qualcosa di noi, perché ci perderemo tutti.

Facciamo dei gruppi, monotematici, tecnici o politici. Qualche esempio, non esaustivo:
1.      Ruolo della politica, dei partiti;  la sinistra del 2013 ( non andiamo avanti a testa bassa  senza aver chiara la nostra identità!)
2.      lavoro, come ridistribuire il benessere, regole del lavoro
3.      welfare, che non sia di peso ai giovani
4.      ruolo dei giovani, non solo in vetrina, in fila dietro ai vecchi, ma voglia di osare
5.      ambiente
6.      cultura e città, solo mostre?
7.      Pubblica amministrazione, un peso o una risorsa?
Giro di email, Cosolini crea i gruppi e buon lavoro