sabato 30 marzo 2013

UN PARTITO CON LE SPALLE AL MURO R Weber

Ascolto molti e leggo sul web in questi giorni il coro dei miei amici PDini: gli altri non hanno capito la nostra proposta, mai col PdL (condivido la sofferenza, meno la virginità), Bersani è il migliore, l'unico. Sarà difficile affrontare la difficilissima situazione italiana con questo tifo da curva nord. Una soluzione ci sarebbe: i capi corrente del PD dicano le cose come stanno ai loro militanti.Per cominciare, sottoscrivere l'articolo di Roby Weber, non certo un berlusconiano Così, forse, ce la potremmo fare

ROBERTO WEBER IL PICCOLO 31 MARZO 2013. Trovare una definizione per le mosse del Pd nei giorni che hanno fatto seguito alle elezioni, non è cosa semplice. Dopo aver mancato la vittoria al Senato e aver superato d’un soffio il centrodestra alla Camera, i vertici del Pd hanno ritenuto bene di eleggere uomini “propri” delle due Camere, di puntare con Bersani alla presidenza del Consiglio e, strada facendo, di immaginare che ai vertici della Repubblica dovesse andare una personalità di “altissimo” spessore (ci mancherebbe), ma naturalmente “loro”.La sensazione è che le altre forze politiche (Pdl, Lega, centristi, M5S) li abbiano lasciati sbizzarrirsi in una prima fase, poi abbiano semplicemente detto “basta”, chiudendo a Bersani e preparandosi a incidere pesantemente sull’elezione del Capo dello Stato. Come Prodi nel 2006, il Pd ha sopravvalutato le proprie forze, mostrato una buona dose di arroganza, dato prova di rara insensibilità politica. Ora c’è la resa dei conti. Berlusconi è ben disponibile a una grande coalizione che accolga tutti salvo il M5S e a lasciarla subdolamente guidare a Bersani. Contestualmente - e a ragione - chiede che alla presidenza della Repubblica vada una personalità di “garanzia”. Stessa posizione per il leghista Maroni. Beppe Grillo ribadisce la vocazione autoreferenziale del M5S, disponibile nella fase attuale a votare solo per un governo a guida M5S; quanto al Quirinale, si tiene le mani libere e la disponibilità a votare una personalità vicina alla sensibilità di parte rilevante del Pd. Mario Monti, pensiamo possa propendere per l’ipotesi delineata dal capo del Pdl. E il Pd? Qualunque cosa faccia, in questo momento il Pd rischia di pagare un prezzo pesante. La guida di un “governo” politico che veda al suo interno anche esponenti del Pdl (fino a ieri definiti “impresentabili”) si tradurrebbe in una emorragia di consensi - presumibilmente verso il M5S. Il sostegno a un governo di “scopo” guidato da una personalità estranea al mondo dei partiti che nasca magari con il sostegno esplicito o implicito del M5S, comunque lo delegittimerebbe agli occhi di pezzi estesi di elettori moderati o ex-moderati. La situazione naturalmente è destinata a ripetersi tra brevissimo quando si tratterà di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Quanta parte del Pd è disposta a cercare o ad accogliere i voti che possono venire dai centristi o dal Pdl e dalla Lega, e quanta parte invece preferirebbe le incursioni o la sponda del voto grillino in particolare se ciò significasse sbarrare per sempre la strada a Berlusconi? Giunti a questo punto, qualunque scelta per il Pd comporta un prezzo da pagare in termini di consenso, di immagine e di credibilità. Il guaio sta nel fatto che questo prezzo si trasferisce automaticamente sul Paese in termini di governabilità mancata, di scelte che investono le massime cariche istituzionali dettate da opportunità politiche contingenti, di incentivazione inevitabile delle peggiori pulsioni particolaristiche e antipolitiche degli italiani. E tutto ciò costituisce un elemento di relativa “novità” per la storia della sinistra italiana, che nei momenti cruciali aveva sempre saputo privilegiare gli interessi nazionali. Ci sembra che questa volta non sia stato così, quasi che fosse più importante garantire la sopravvivenza di un gruppo dirigente, piuttosto che dichiarare la propria “inadeguatezza” e aprire subito la strada al “nuovo”. Gli italiani perdonano tutto, salvo la sconfitta, e a uscire sconfitto oggi è il Pd.

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