giovedì 7 marzo 2013

Il politico ascoltatore

Sento sempre più buoni propositi “Dobbiamo ascoltare, parlare con la gente, tornare nelle piazze”. Tutto ciò assume vari significati: si deve accettare i loro suggerimenti, bisogna essere più empatici (anche se le parole entrano da un’orecchio ed escono dall'altro), spiegare il proprio progetto e fare opera di convincimento.  Quasi una deresponsabilizzazione, pur di evitare un'altra “lezione” elettorale. Dopo i "volantinari", gli arringatori, le belle presenze, arriva una nuova figura politica: l'ascoltatore. Temo che manchi troppo spesso l’aspetto più importante: percepire gli umori, ascoltare le critiche senza demonizzarle, le proposte senza deriderle e poi tradurre tutto in una proposta e in un progetto politico condivisibile.(Ma la politica è anche un mestiere con regole precise: l’attitudine all’ascolto, la conoscenza della materia trattata e delle procedure legislative, la capacità di giungere a una sintesi che in democrazia è quasi sempre un compromesso tra diversi egoismi, come ben sa chiunque abbia frequentato un’assemblea di condominio -Gramellini La Stampa)

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