venerdì 23 novembre 2012

Renzi, un progetto per un’Italia moderna e solidale


La fine del comunismo e questa grave crisi economica hanno messo in evidenza che oggi la vera sfida non è tanto tra destra e sinistra o tra comunismo e anticomunismo, ma tra democrazia e capitalismo/liberismo. Destra e Sinistra sono diverse, ma ora, a parte nette minoranze, entrambe si riconoscono nelle regole della democrazia, soprattutto quando ci si riferisce ai diritti individuali e alla partecipazione e non alle condizioni di controllo o meno del mercato. Un’alternanza tra le due, se prive di note populiste, non creerebbe quei guasti provocati dal liberismo, vera causa dell’attuale crisi economica.
La vecchia politica però continua a guardare al passato, accusando Renzi di non essere di sinistra solo perché non gira con la bandiera rossa e perché vuole governare e garantire tutta la società, senza trascurare il ruolo positivo d’artigiani e imprenditori, come finora è successo. La promozione del migliore sviluppo sostenibile, in base a valori come eguaglianza e solidarietà, può garantire così ancor meglio i deboli. Renzi per primo ha compreso che l’astensionismo e l’incapacità del centrosinistra di acquisire consenso nel momento del crollo del centrodestra, devono prevedere interventi politici che consentano di aumentare il peso del PD, limitando il ricorso ad alleanze instabili che hanno fatto già tanto male. Affronta così i nodi dell’esausta politica italiana: la perdita di credibilità dei partiti, l’immobilismo delle idee e la permanenza di rigidi schieramenti tra gli elettori, con il Bene a sinistra e il Male a destra. Indica con chiarezza, rispetto al politichese dei vecchi politici, le parole d’ordine del suo progetto (futuro, Europa, merito) e i primi passaggi necessari per arrivare allo sviluppo solidale del Paese: eliminazione dei privilegi dei politici; ricambio della classe politica che blocca il rinnovamento delle idee, togliendo il tappo al PD (D’Alema & co che si ritengono i custodi dell’ortodossia ex PDS); lotta alla corruzione ed eliminazione del muro di ferro tra elettori “variabili” di destra e sinistra, proponendo quasi una riconciliazione nazionale. Un elettore non può essere colpevolizzato perché è anticomunista o rifiuta una certa retorica della sinistra, quella che vuole essere CONTRO a tutti i costi e che ritiene che essere PER significa rinunciare ai propri ideali. Gli elettori, non più bloccati nello schema dell’anticomunismo, si possono considerare 10 % di duri e puri a sinistra e altrettanti a destra. La maggior parte, invece, è “variabile”, disponibile a riconoscersi in parte nell’una e nell’altra area e a votare secondo le condizioni dell’offerta politica. Renzi attira questi elettori respinti da una certa sinistra. Si vince col 50% + 1 dei voti, non perché si ritiene di essere nel giusto e a sinistra, finendo così per essere sempre minoritari e regalando il governo del paese ai populisti. Michele Salvati, uno dei fondatori del PD, ha riconosciuto la proposta di Renzi come la migliore strada per uscire dalla crisi economica ed etica. Se questa non passerà, difficilmente il PD avrà il consenso popolare per una vera leadership del paese e per chiedere un impegno ai cittadini necessario per smuovere le inerzie dell’Italia ed evitare l’impoverimento generale. Non vorrei che la difesa di tanti privilegi e della sinistra del secolo scorso, oramai inadeguata per affrontare questa crisi e la globalizzazione, ci faccia perdere quest’occasione. Anche perché io ci credo ad una sinistra moderna.

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