giovedì 15 novembre 2012

Rabbia giovanile e indifferenza degli adulti

Immagino che le forze dell’ordine, garanti del rispetto delle regole democratiche, non possano considerare come normale scena di vita quotidiana manifestanti che si presentano con caschi, uova, carote e il lancio di questi ultimi come normale prova d’espressione di libertà. Certo, una netta minoranza, che però rovina il successo di queste manifestazioni, che, assieme allo sciopero, sono fondamentali per preservare la democrazia e la libertà. Ben venga il risveglio dei giovani, studenti o meno, che ci ricordano che il futuro è soprattutto loro e che non intendono stare inermi di fronte a questa crisi. Questa è formazione civile ed etica. Per questo è importante che siano loro a fare, a muoversi e non siano guidati col megafono da adulti che non possono rivendicare l’esclusività della rappresentanza della rabbia giovanile. Certo, sono lasciati soli. C’è un’indifferenza e sottovalutazione generale di questa crisi, etica forse anche prima che economica. La risposta non è l’illusione che la rabbia e la delusione dei giovani possano cambiare il mondo tirando uova sui poliziotti o che dal Caos rinasca la nuova democrazia. Cosa dovrebbero fare allora i nuovi 5500 disoccupati triestini che hanno perso il lavoro? Manifestare senza violenza si può, l'hanno dimostrato migliaia di cortei sindacali. Nè Diaz nè black block.
Solo una generale presa di coscienza e partecipazione civile ci aiuterà ad uscire dalla crisi. Spetta ai partiti ritrovare la fiducia dei cittadini, per tornare ad essere il giusto tramite tra questi e le istituzioni. A tal fine, devono innanzi tutto rinunciare ai loro privilegi.
L’indifferenza di tanti benpensanti, di destra e di sinistra, che s’illudono che la crisi si risolverà da sola e che non toccherà loro e i loro figli, è però altrettanto preoccupante rispetto alla debolezza dei partiti e al populismo. Se non si cambia, l’onda dell’antipolitica travolgerà tutto e tutti.

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