sabato 13 aprile 2013

2 modelli di partito, due ipotesi di salvezza?


Più che renziano, mi sento da sempre rinnovatore, in politica e sul lavoro. Non so perché. E' così. Non è un giudizio, ma una sensazione di stato. Pensavo a questo rileggendo il manifesto di Barca che  offre diverse chiavi di lettura e stimoli in tal senso: 
1)  ci ha messo passione nel scriverlo (penso); di questi tempi, in politica va già bene
 2) fa una buona analisi della crisi politica (va letta per chi non ha avuto tempo per leggere centinaia di articoli); 
3)  chiamato sottovoce da un partito disperato, alla ricerca di leader, arriva da maestro che dà i compiti per casa: rifare tutto. Già dà fastidio a molti 
4) pone con forza una proposta (finalmente): per salvare l’Italia, bisogna cambiare i partiti, della sinistra in particolare, cioè il PD (!?) 
5) presenta i limiti della soluzione socialdemocratica (in Italia c’è una all’amatriciana) e liberista
 6)  Dove? Nel nuovo partito! Come? Con la mobilitazione cognitiva, cioè la partecipazione consapevole  
7) operativamente una periodo limitato della vita una/o dona alla collettività la sua esperienza (già formato quindi!)
 8) Perché uno dovrebbe impegnarsi? Perché impara e poi, esce dal partito e applica nella sua nuova vita professionale ( quello che succede ai politici del mondo anglossassone). Poi l’equilibrio tra indipendenza e imitazione. Insomma, puntare sugli aspetti psicologici più che sull’attuale binomio potere/soldi (e sesso) 9) separazione tra funzionari di partito (che non possono candidarsi) e eletti (veri rappresentanti dei cittadini). Poi riduzione netta del finanziamento pubblico dei partiti.
Ho notato molti punti in comune con il testo del mio amico Mario Rodriguez, che è rimasto molto colpito da questo testo (forse perché è un’occasione persa), con due differenze: 1) Mario scrive due pagine e cerca  lo snodo di questa crisi attraverso una soluzione semplice: basta con il finanziamento dei partiti 2) il partito di Mario è più agile, adatto ai tempi dove c’è poca voglia di fare politica “alta”, mentre quello di Barca ripropone nella forma, il vecchio PCI: un partito di funzionari che non possono essere eletti ma controllano tutto. Infatti, se gli eletti arrivano direttamente dalla società civile, mancano di quelle conoscenze tipiche del politico navigato, che, in questo caso, verranno fornite dai funzionari, veri controllori del sistema. MA QUELLO CHE CONTA è CHE SI COMINCIA A DISCUTERE DI COME GOVERNARE L’ITALIA SENZA CHIEDERLO A QUESTI POLITICI; ORAMAI INCAPACI DI OFFRIRE SOLUZIONI ALTERNATIVE ALLO LORO CONSERVAZIONE.
Ma attenzione. Non vorrei che qualcuno a casa PD pensi: Fin che Barca va, lascialo andare, poi si vedrà.

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