IO DISAPPROVO
LE VIGNETTE
BLASFEME
BLASFEME
di FERDINANDO CAMON
Domani torna in edicola il settimanale
francese che ha pubblicato le vignette per le quali i jihadisti hanno fatto la
strage. È seguita la caccia ai killer, la loro uccisione, il corteo di solidarietà
da parte di molti governi, anche islamici, alcuni dei quali illiberali in casa
propria
Parigi è stata una scena mondiale, e tutti han voluto esibirsi. Ma
domani il giornale continuerà con le stesse vignette? Tutto fa pensare di sì. E
i jihadisti s’offenderanno di nuovo? Non si vede perché no. Dunque, siamo da
capo. Sui disegni satirici ci sono stati anche pareri discordi. Per il
Financial Times erano incauti e inopportuni. Per Telegraph, Nbc News e un’altra
dozzina di testate la satira non può offendere i sentimenti religiosi. Il New
York Times ha ricordato che in America vignette di questo genere non escono.
Forse non c’entra nulla, ma Obama non s’è fatto vedere alla manifestazione di
Parigi. I disegnatori dicono: la libertà di parola contiene la libertà di
blasfemia, se non c’è questa non c’è quella. Non è vero. Se un filosofo vuol
dimostrare che Dio non c’è e scrive la Critica della Ragion Pura, noi leggiamo
il suo libro e, consentendo o dissentendo, gli siamo grati. Ma se uno gira per
le strade bestemmiando come un turco e qualcuno lo denuncia, il denunciante
esercita un diritto e il bestemmiatore no: libertà di parola non significa
libertà di bestemmia. In Italia, com’è noto, la bestemmia è un reato. Se un
regista vuol presentarci un Cristo che è un grande uomo ma non è un Dio, come
ha fatto Pasolini col Vangelo secondo Matteo, il suo film può sedurre anche i
credenti ed essere premiato dall’Office Catholique. Ma se un regista, per
dimostrare che Cristo era soltanto un uomo, lo fa convivere con una prostituta
che si chiama Maddalena, e inizia il film con Maddalena che esercita il suo
mestiere e riceve i clienti, mentre Cristo la osserva seduto per fare il
voyeur, questo regista, anche se si chiama Martin Scorsese, fa un’opera che non
fa ragionare i credenti ma gli sputa addosso. Non dite: «Ma bisogna pagare il
biglietto per vedere quelle scene», perché non è vero: le foto e le scene
finiscono sui giornali, sui settimanali, negli spot pubblicitari e ti seguono
ovunque. Quando Isabelle Huppert recita «Ave Maria, piena di m…», penso che il
regista non fa nessuna opera d’arte o di pensiero, ma semplicemente, e con
gioia, bestemmia. I cristiani sopportano molto, anche troppo, ma gli islamici
no. Per questo la satira contro i cristiani è così frequente. Ora, veniamo al
problema principale: gli islamici credono che il Corano “è” Dio: la peggior
sofferenza che gli americani gl’infliggevano a Guantanamo era buttare per terra
il Corano e pisciarci sopra. Era una tortura. I vignettisti parigini che
disegnano sulla copertina un imam che esclama: «Il Corano è una merda»,
infliggono agli islamici la stessa tortura. Non vedo con quale diritto. Moravia
diceva: «Chi ragiona così è un fobico, e un fobico non può governare la
società». È vero. Chi crede in qualcosa di sacro e non vuole che sia violato, è
un fobico. Ma chi lo vìola per divertimento è un sadico, può un sadico
governare la società? Siamo tutti malati di storia e d’ideologia, non possiamo
cercare una convivenza? Nel caso di Maometto, il problema è semplice: noi non
sentiamo la sacralità di Maometto, è un nostro diritto. Ma ci sono popoli che
la sentono: è un loro diritto. Se io visito una moschea, non prego Allah ma mi
levo le scarpe e non sputo per terra. Credo che possiamo condividere una
conclusione: una cultura deve portare l’uomo a rispettare gli altri, se lo
porta ad offenderli è sbagliata. Le vignette sono sbagliate. E una religione
deve portare l’uomo ad amare gli altri, se lo porta a ucciderli è sbagliata. Il
jihadismo è inammissibile. fercamon@alice.it
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