lunedì 12 gennaio 2015

Basta con le vignette blasfeme, forma di intolleranza e razzismo

Ieri e tre giorni fa ho scritto qualcosa sui  fatti di Parigi.Non mi sono espresso contro la libertà di opinione, né ovviamente giustificato in alcun modo i terroristi, ma contro l'opportunità di creare ulteriori occasioni di feroce scontro tra comunità.  Ho pensato che questo avrebbe creato la pronta risposta di chi crede che essere di sinistra sia sempre a favore di ciò che è "giusto" a prescindere, dimenticando che anche la giustizia non ha un'unica verità. Ho trovato una sorpresa però, una spiegazione perché i DS hanno perso e io con loro, tutto sommato: presunzione e supponenza devono accompagnare la loro cultura. Sotto trovate l'articolo di F Camon (dal Piccolo di oggi) sulle vignette blasfeme. Penso porti buoni argomenti al dibattito che non credi si arresterà qui. Temo che avremo altre occasioni di parlarne.
IO DISAPPROVO
LE VIGNETTE
BLASFEME
di FERDINANDO CAMON

 Domani torna in edicola il settimanale francese che ha pubblicato le vignette per le quali i jihadisti hanno fatto la strage. È seguita la caccia ai killer, la loro uccisione, il corteo di solidarietà da parte di molti governi, anche islamici, alcuni dei quali illiberali in casa propria
 Parigi è stata una scena mondiale, e tutti han voluto esibirsi. Ma domani il giornale continuerà con le stesse vignette? Tutto fa pensare di sì. E i jihadisti s’offenderanno di nuovo? Non si vede perché no. Dunque, siamo da capo. Sui disegni satirici ci sono stati anche pareri discordi. Per il Financial Times erano incauti e inopportuni. Per Telegraph, Nbc News e un’altra dozzina di testate la satira non può offendere i sentimenti religiosi. Il New York Times ha ricordato che in America vignette di questo genere non escono. Forse non c’entra nulla, ma Obama non s’è fatto vedere alla manifestazione di Parigi. I disegnatori dicono: la libertà di parola contiene la libertà di blasfemia, se non c’è questa non c’è quella. Non è vero. Se un filosofo vuol dimostrare che Dio non c’è e scrive la Critica della Ragion Pura, noi leggiamo il suo libro e, consentendo o dissentendo, gli siamo grati. Ma se uno gira per le strade bestemmiando come un turco e qualcuno lo denuncia, il denunciante esercita un diritto e il bestemmiatore no: libertà di parola non significa libertà di bestemmia. In Italia, com’è noto, la bestemmia è un reato. Se un regista vuol presentarci un Cristo che è un grande uomo ma non è un Dio, come ha fatto Pasolini col Vangelo secondo Matteo, il suo film può sedurre anche i credenti ed essere premiato dall’Office Catholique. Ma se un regista, per dimostrare che Cristo era soltanto un uomo, lo fa convivere con una prostituta che si chiama Maddalena, e inizia il film con Maddalena che esercita il suo mestiere e riceve i clienti, mentre Cristo la osserva seduto per fare il voyeur, questo regista, anche se si chiama Martin Scorsese, fa un’opera che non fa ragionare i credenti ma gli sputa addosso. Non dite: «Ma bisogna pagare il biglietto per vedere quelle scene», perché non è vero: le foto e le scene finiscono sui giornali, sui settimanali, negli spot pubblicitari e ti seguono ovunque. Quando Isabelle Huppert recita «Ave Maria, piena di m…», penso che il regista non fa nessuna opera d’arte o di pensiero, ma semplicemente, e con gioia, bestemmia. I cristiani sopportano molto, anche troppo, ma gli islamici no. Per questo la satira contro i cristiani è così frequente. Ora, veniamo al problema principale: gli islamici credono che il Corano “è” Dio: la peggior sofferenza che gli americani gl’infliggevano a Guantanamo era buttare per terra il Corano e pisciarci sopra. Era una tortura. I vignettisti parigini che disegnano sulla copertina un imam che esclama: «Il Corano è una merda», infliggono agli islamici la stessa tortura. Non vedo con quale diritto. Moravia diceva: «Chi ragiona così è un fobico, e un fobico non può governare la società». È vero. Chi crede in qualcosa di sacro e non vuole che sia violato, è un fobico. Ma chi lo vìola per divertimento è un sadico, può un sadico governare la società? Siamo tutti malati di storia e d’ideologia, non possiamo cercare una convivenza? Nel caso di Maometto, il problema è semplice: noi non sentiamo la sacralità di Maometto, è un nostro diritto. Ma ci sono popoli che la sentono: è un loro diritto. Se io visito una moschea, non prego Allah ma mi levo le scarpe e non sputo per terra. Credo che possiamo condividere una conclusione: una cultura deve portare l’uomo a rispettare gli altri, se lo porta ad offenderli è sbagliata. Le vignette sono sbagliate. E una religione deve portare l’uomo ad amare gli altri, se lo porta a ucciderli è sbagliata. Il jihadismo è inammissibile. fercamon@alice.it 

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