giovedì 27 novembre 2014

Cambiare l'Italia o cambiare il mio circolo di Opicina?

Quando mi sono candidato 3 anni fa, molti mi chiedevano perché lo facevo:“è roba x carrieristi, ti
scontrerai con chi vive di furbizia, tanto non cambia nulla”. Evidentemente la Partecipazione Democratica, la grande illusione, era già desueta. “ Per cambiare l’Italia, più facile che cambiare il mio circolo italo-sloveno di Opicina”, dove il massimo del modernismo era ricordare l’inutile (dal lato politico richiamo alla morale di Berlinguer “. Gli ultimi 20 anni di politica insana, mi scrivono così, in cui era finito il fattore K del Comunismo, ma restava l’egoistica versione del welfare all’italiana: io mungo lo Stato perché è la mia libertà di cittadino. Mentre gli eredi del PCI si rivolgevano ai “giusti”(quelli che volevano sì una società migliore, ma garantiti dallo Stato, senza rischiare di proprio, quindi dipendenti pubblici, pensionati, politici e associati) mentre tralasciava il settore produttivo, in quanto solo smaniosi di “far soldi”. Era già allora evidente che si manteneva la vecchia frattura del fattore K, i giusti contro gli ingiusti. Siccome l’80% degli italiani (come molti altri) sono un mix di destra e sinistra, significava respingere non solo una parte disponibile a riconoscersi in valori e programmi del post PCI e poi del PD, ma dimenticare, per convenienza elettorale, uno dei due obiettivi della politica: il buon governo. L’altro, il desiderio di potere e soddisfazione personale, è sempre stato un po’ mascherato. Non era più la lotta tra il Bene (la sinistra) e il Male (la destra). Come potevano cambiare questo schema chi era prigioniero del suo stesso elettorato e della sua vecchia formazione?
Solo un giovane, Renzi in questo caso, che è arrivato in un momento in cui non si sapeva a che santo votarsi, che propone un’idea liberale della politica, in cui l’individuo, prima escluso e deluso, può sentirsi protagonista col suo lavoro e contemporaneamente contribuire allo sviluppo della società, basata sui valori della sinistra, uguaglianza e solidarietà, con un mercato con le regole.
Creando contemporaneamente un problema nuovo, l’inutilità della sinistra che appartiene alla Storia. Se mettiamo la delusione per questa classe politica, che si diverte con sex toys, feste e regali vari a spese dei contribuenti, possiamo pensare che le motivazioni per cui si andava a votare vengono a decadere. Nonostante Renzi che è accettato, ma contemporaneamente ritenuto lui al posto giusto leader dell’Italia, ma non i politici locali che nulla hanno fatto per cambiare questo schema, in quanto tutti, direttamente o indirettamente, provengono dai vecchi partiti. E si è arrivati al 63% di astensionismo. Che fare ora? Sono già stato troppo lungo. Ne parleremo più in là.

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