giovedì 8 dicembre 2016

Quale grado di diseguaglianza è accettabile per la Sinistra?

Una domanda che mi pongo in seguito a uno scambio di commenti tra me e Raffele Leo: fino a che punto la sinistra può aiutare i bisognosi senza togliere allo sviluppo?  

Io: " Valori e ideali della sinistra son ancora validi, ma vanno rideclinati. Anche perché non si può pretendere il welfare senza dare nulla in cambio

RL: "Il welfare non è un regalo ma é un diritto che deriva dal gettito fiscale e dalla distribuzione del reddito e della ricchezza. Compito della politica è quello di rendere il welfare sostenibile eliminando le disparità tra chi ha tanto o troppo e chi ha di meno o niente. Se la politica invece considera il welfare un premio che spetta solo a chi da qualcosa in cambio usciamo dalla concezione dello stato sociale per entrare in un altro sistema dove lo stato eroga servizi solo a chi potrà permetterseli."

Io, aggiungo: " E' un diritto secondo la sinistra. Ma se l’estensione sempre più diffusa dei benefici del welfare porta a una richiesta senza fine e chi pretende “troppo” rispetto a chi ha meno, non manca di senso della solidarietà? Così facendo non da nulla in cambio. Si arriva a mettere in crisi lo Stato, aumentando a dismisura tasse e il debito pubblico. Si toglierebbero così risorse al rilancio dell'economia, che supporta il welfare statale con la fiscalità. Come si può pensare di eliminare tutte le disparità? Dato che non è possibile, quale grado di queste è accettabile per un paese democratico ?  Solamente  un grande patto tra il popolo e chi ne rappresenta queste istanze può consentire un equilibrato rapporto tra sviluppo e welfare. Perché non è più possibile pretendere un welfare estensivo votando partiti liberisti.

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