Una domanda che mi pongo in seguito a uno scambio di commenti tra me e Raffele Leo: fino a che punto la sinistra può aiutare i bisognosi senza togliere allo sviluppo?
Io: " Valori e ideali della sinistra son ancora validi,
ma vanno rideclinati. Anche perché non si può pretendere il welfare senza dare
nulla in cambio
RL: "Il
welfare non è un regalo ma é un diritto che deriva dal gettito fiscale e dalla
distribuzione del reddito e della ricchezza. Compito della politica è quello di
rendere il welfare sostenibile eliminando le disparità tra chi ha tanto o troppo
e chi ha di meno o niente. Se la politica invece considera il welfare un premio
che spetta solo a chi da qualcosa in cambio usciamo dalla concezione dello
stato sociale per entrare in un altro sistema dove lo stato eroga servizi solo
a chi potrà permetterseli."
Io, aggiungo: " E' un diritto
secondo la sinistra. Ma se l’estensione sempre più diffusa dei benefici del
welfare porta a una richiesta senza fine e chi pretende “troppo” rispetto a chi ha
meno, non manca di senso della solidarietà? Così facendo non da nulla in cambio. Si arriva a mettere in crisi lo Stato, aumentando a dismisura tasse e il debito pubblico. Si toglierebbero così risorse al rilancio dell'economia, che supporta il welfare statale con la fiscalità. Come si può pensare di eliminare tutte le disparità? Dato che non è possibile, quale grado di queste è accettabile per un paese democratico ? Solamente un grande patto tra il popolo e chi ne rappresenta queste istanze può consentire un equilibrato rapporto tra sviluppo e welfare. Perché non è più possibile pretendere un welfare estensivo votando partiti liberisti.
Nessun commento:
Posta un commento