La sindacalista Giacaz della CGIL funzione pubblica di Trieste usa parole dure, sfiduciando non solo la Regione ma, di fatto, anche il Commissario Straordinario Delli Quadri, assieme ai professionisti del Servizio Sanitario Regionale, ingenerando una sorta di sfiducia tra la popolazione verso una delle più importanti strutture pubbliche della città, l’ospedale.
Punta il dito contro il Pronto Soccorso di Trieste, area calda anche nei migliori ospedali del mondo, con critiche non costruttive, senza proposte, se non quella nostalgica di chiedere genericamente più risorse da mettere nel pozzo senza fondo della sanità. Ignora, forse, che questa Regione si sta impegnando a portare maggiori risorse alla sanità e al sociale, ben più di altre, anche in un momento di crisi economica come questo.
Proprio la CGIL aveva salutato questa riforma come innovativa e avanzata, dopo anni d’immobilismo che non avevano ricevuto simili critiche. Questa riforma, seppur complessa e ambiziosa, punta sulla riorganizzazione del sistema, riconoscendo la necessità di potenziamento del territorio per aiutare i pazienti e anche le famiglie a gestire gli anziani e la cronicità.
Riorganizzare significa prima individuare, poi eliminare sprechi e inerzie, per aggiungere poi risorse che siano veramente produttive. Questo è un percorso complesso, già avviato, che richiede i suoi tempi e non solo generiche parole d’ordine sociali, con il coinvolgimento dei professionisti e dei pazienti. Conosco bene le sofferenze di entrambi e apprezzo la professionalità degli operatori. Non servono parole e atteggiamenti lobbistici, bensì la volontà di lavorare assieme per la comunità, migliorando i servizi già di alto livello per i pazienti e le condizioni di lavoro dei professionisti, facendo riferimento alle migliori evidenze scientifiche, senza analisi sociologiche fuorvianti. Se c'è qualche problema nel percorso, se ne può parlare, a meno che non ci sia qualche rifiuto in tale senso. In questo caso, ciò va evidenziato.
Solo così si potrà procedere al meglio, tanto da evitare che a qualcuno venga impunemente la voglia di soffiare sul fuoco in sanità, dove le sensibilità particolari e i dolori vanno invece rispettati.
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